lunedì 8 novembre 2010

DRAGON TRAINER: RECENSIONE


Hiccup, protagonista del nuovo film Dreamworks “Dragon Trainer”, è un giovane vichingo, che sogna di uccidere un drago. Figlio di Stoik l’immenso (a cui presta la voceGerard Butler), il ragazzo smilzo ed imbranato è considerato da tutti un buono a nulla, un “diverso”, in una comunità dove tutti sono uomini nerboruti e coraggiosi. Quando Hiccup però ha la sua occasione per diventare un eroe, uccidendo finalmente un drago, catturato per pura casualità, sceglie di lasciar spazio ai lumi della ragione, piuttosto che alla logica vichinga, optando per la comprensione e la tolleranza. Attraverso l’ingegno e la furbizia, uniche armi in mano (oltre alle carezze), il giovanotto impara a conoscere i draghi, con il metodo che Galileo chiamò sperimentale, riuscendo a cavalcare il suo amico Sdentato. Come non resistere alla tentazione di paragonare il giovane Hiccup al piccolo Elliot? È una storia di amicizia tra un ragazzo, lo scemo del villaggio, ed un “mostro”, che alla fine si rivela un gattone dolce e selvaggio, che ha solo bisogno di essere educato. Classica fiaba in cui si ribaltano le prospettive con la solita rivincita dello sfigato. Ma la Dreamworks non è la Disney e ci ha abituato ad “altro” e nemmeno in questa pellicola, la prima che strizza l’occhio ad un pubblico di giovanissimi, si fa eccezione. “Dragon Trainer” è un gioiellino animato, dove si lascia spazio al visivo (come si conviene nei film d’autore) piuttosto che al dialogo e che mischia sapientemente tecniche moderne (3D, computer, ecc..) a esigenze antiche, come un’ottima sceneggiatura. Se all’inizio (a causa di una voce fuori campo) vi sembrerà di avere di fronte una pellicola dal valore artistico discutibile, attendete qualche minuto: cambierete subito idea. Non deludono infatti i due registi Dean DeBlois e Chris Sanders, che tornano a quello potrebbe essere un sicuro successo dopo “Lilo & Stitch”. Una piccola annotazione sugli occhiali in 3D: non sono obbligatori, per non dire evitabili, a meno che non siate amanti dell’effetto fondale in risalto. Tenero, delicato, mai banale e soprattutto privo di una retorica buonista, come ci si potrebbe aspettare da un film che è pensato per un pubblico di bambini. In casa Dreamworks l’happy ending non è un obiettivo da rincorrere a tutti i costi, ma deve stupire e vi stupirà. Infine, “Dragon Trainer” si iscrive in un filone di film per ragazzi di matrice antibellica: il messaggio di fondo - con la violenza non si risolvono i problemi, si peggiorano – si spera che prima o poi gli americani riusciranno ad attuarlo anche nella vita reale e non solo nelle morali per i loro figli.

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