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giovedì 10 gennaio 2013

SCONTRO TRA TITANI: RECENSIONE


Postato anche su Voto10.it

Vederlo al cinema in 3D o sullo schermo di casa in due dimensione, non cambia ciò che si può dire di “Scontro tra Titani”; rimane un film scadente, approssimativo e un’occasione sprecata, considerati i milioni di dollari investiti.La storia narrata è quella di Perseo, il solito semi-dio figlio di Zeus,  che cerca di salvare il mondo dal malvagio Ade, che nei primi dieci secondi di narrazione gli uccide tutta la famiglia umana che lo ha adottato. Ovviamente la pellicola di Luois Leterrier non ha nulla, ma proprio nulla, dei grandi kolossal nati tra Hollywood e Cinecittà del post-guerra. 
Epico sì, ma solo per la materia trattata, solo perché i nomi dei personaggi principali compaiono nella mitologia grego-romana. Poi per il resto è un film che con quelle storie non c’entra nulla. Inutile ricordare gli errori commessi (ad esempio chiamare le tre Parche con il nomignolino di “streghe”), anche perché errare è umano: peccato che però i dialoghi sembrano essere stati scritti da uno studente di terza elementare e nemmeno visivamente (escludendo il personaggio di Medusa) è un granché questo lavoro. La regia poi è solo concentrata nel mostrare al telespettatore delle continue inquadrature aeree, spettacolari all’inizio, noiose dopo un po’.
Eppure guardando i nomi del cast (Sam Worthington, Gemma Arterton, Liam Neeson, Ralph Fiennes, per fare qualche nome!) il risultato doveva e poteva essere decisamente migliore. In attesa del secondo capitolo, ci sarà un secondo capitolo!, inutile dire che “Scontro tra Titani” è sconsigliabile a tutti i veri appassionati di cinema. Recuperate qualche film dal passato, se proprio avete voglia di mitologia!

lunedì 18 luglio 2011

HARRY POTTER E I DONI DELLA MORTE: PARTE 2 - RECENSIONE

Postato anche su Voto10...  

Correva l’anno 2001 quando un giovane maghetto dalla faccia simpatica e gli occhiali tondi si faceva conoscere in tutto il mondo con il nome di Harry Potter. Corre l’anno 2011 e oggi a distanza di ben dieci anni, la saga più longeva della storia del cinema, con ben 8 lungometraggi all’attivo, volge al termine. 

“Harry Potter e i doni della morte: Parte II” è infatti molto di più che un semplice film. È quasi inutile disquisire se la pellicola è riuscita o meno, o tanto meno perdersi in infinite discussioni sul perché è meglio il libro del romanzo. Effettivamente ad un fan quanto può interessare tutto ciò? Chi ha amato Harry, Ron e Hermione, giusto per citare solo i tre protagonisti e non fare un torto a tutti gli altri, andrà al cinema e guarderà questo film come la fine di un’era. C’è chi è cresciuto con Harry Potter e con questo ultimo capitolo dice addio ai propri sogni di infanzia. Ma nel momento in cui Harry trova le risposte, i fan restano orfani di una saga che ha accompagnato le notti di molti sia da lettori, che da pubblico.

In questo film tutti i misteri che hanno segnato l’esistenza del mago sono svelati, e, finalmente, le parole e le spiegazioni lasciano spazio all’azione vera e propria. Certo si può lamentare che le scene di pathos più intense sono risolte troppo in fretta, ma era inevitabile data la mole di materiale su cui lavorare. C’è chi odierà David Yates (regista degli ultimi tre episodi) e chi lo amerà per quello che ha compiuto, certamente è riuscito nell’arduo compito di trasformare in immagini piacevoli da vedere le bellissime pagine del romanzo. Alla fine la decisione di dividere il film in due parti è perfettamente azzeccata, con il capitolo precedente solo leggermente superiore a questo.

Il film comincia esattamente dove era terminata la prima parte, e piano piano, sequenza dopo sequenza, cresce, attraverso una narrazione fluida che viaggia spedita, con atmosfere finalmente gotiche, verso il tanto agognato ed emozionante epilogo. Emozionano le scene di Hogwarts in fiamme, ed emozionano soprattutto i ricordi: quel passato con cui Harry deve fare i conti e che scopre essere diverso rispetto a quello che si aspettava. Insomma il capitolo finale di Harry, la fine di tutto, coinvolge proprio perché viene meno allo spettatore una certezza: la certezza che non ci sarà più un altro nuovo film su Harry Potter. E questo pensiero è, in definitiva, estremamente melanconico.

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