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martedì 30 novembre 2010

INCONTRERAI L'UOMO DEI TUOI SOGNI: RECENSIONE

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Woody Allen ci aveva illuso con "Basta che funzioni", per questo il risveglio conIncontrerai l’uomo dei tuoi sogni è ancora più brusco di quello che si poteva aspettare. Nonostante un cast stellare (Antonio Banderas, Anthony Hopkins, Josh Brolin, Freida Pinto, Gemma Jones, Naomi Watts) "Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni" si perde soprattutto nel punto di forza della migliore filmografia di Allen: la sceneggiatura, che si presenta allo spettatore sciatta, piatta e terribilmente inconcludente. La storia segue, con una scelta alquanto discutibile della voce off, le vicende di due coppie in crisi. La prima, capeggiata da un Hopkins sotto tono, come tutto il cast, è la classica coppia con 40 onorati anni di matrimonio che scoppia per colpa di lui che vuole ancora sentirsi un ventunenne; mentre la seconda è la coppia di quasi quarantenni che non riesce ad avere un figlio e si lascia tentare dalle seduzioni di un affascinante capo, lei, e una provocante e sexy vicina di casa ventenne, lui. Ad "Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni" manca la brillantezza e l’acutezza dei dialoghi. Certo sono presenti tutti i temi cari al regista, soprattutto la voglia di misticismo e la ricerca di scoprire cosa c’è dopo la vita. Comunque dimenticatevi "Io ed Annie" o "Manhattan": le battute sono poco comiche, le discussioni tra i personaggi sono poco originali e le situazioni sono poco innovative. Anche i deliri di Gemma Jones sono monotoni e i dialoghi tra l’uomo anziano e la giovane gallinella sono banali, anche se solo in queste occasioni può venir voglia di ridere. Alla fine per tutta la narrazione ci si annoia, mancando quel coupe de theatre che ognuno si aspetta da un regista geniale come (è stato!) Woody Allen. Insomma le vicende di crisi sentimentali di quest’ultimo lavoro non lasciano in bocca il sapore dolce amaro delle vere commedie alleniane. Si può salvare qualcosa? Sì, la solita bellissima colonna sonora.

mercoledì 24 novembre 2010

LA LEGGENDA DI BEOWULF: RECENSIONE

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Il cartone animato non è più un prodotto esclusivo per bambini. Anzi, nel caso de “La leggenda di Beowulf”, è meglio evitare di mostrarlo agli spettatori più piccoli. Sesso e violenza sono le armi che utilizza il regista Robert Zemeckis per portare in sala l’eroe più famoso delle mitologie del nord Europa. Il film ha il coraggio di essere tra i primi a sfruttare in maniera brillante il Performance capturem, cioè quella tecnologia che permette di riprendere gli attori con cineprese computerizzate per trasformarli in un secondo momento in personaggi da animazione. Certo è che il cast scelto da Zemeckis, anche se trasportati poi in tre dimensioni è di tutto rispetto: Anthony Hopkins, Ray Winstone, John Malkovich, Robin Wright Penn, Angelina Jolie, giusto per fare qualche nome. La storia rispecchia abbastanza fedelmente il mito originale, già nell’ambientazione: un antico e leggendario regno danese, governato dal Re Hrothgar. La pace del luogo è minata ad un certo punto da Grendel, una creatura malvagia che si impossessa del Re. Ovviamente è solo a questo punto che l’ambizioso Beowulf è chiamato all’azione, date le sue straordinarie capacità sopraumane. La sceneggiatura procede in modo molto lineare e punta tutto sulla spettacolarità delle battaglie, pur non rinunciando spesso e volentieri a stuzzicare l’appetito dello spettatore su grandi temi morali: primo fra tutti l’eterna lotta (ma quando finisce?) tra il bene e il male.

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