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mercoledì 1 agosto 2012

WAR HORSE: RECENSIONE


Postato anche su Film4Life... 

Può piacere Steven Spielberg e può non piacere, ma fino a prova contraria i film vanno analizzati non schierandosi dalla parte del regista solo perché lo si ama alla follia (premessa doverosa!). E capita quindi che anche un grande regista come Steven Spielberg si ritrovi a mandare sul grande schermo un film che a stento raggiungerebbe la sufficienza, se non ci fosse alla voce regia quel nome e quel cognome ad accompagnare le gesta di un cavallo. Sì, perché “War Horse” non è certamente il miglior film della vita di Steven Spielberg e non è certamente uno di quei film da ricordare (anzi forse è uno di quei film da cancellare al più presto e da far dimenticare).

Con “War Horse” Steven Spielberg racconta la storia di una amicizia tra un cavallo, Joey, e un ragazzo Albert, separati dallo scoppio improvviso della prima guerra mondiale. L’amicizia raccontata da Spielberg è quella che va oltre tutte le barriere e che dovrebbe rappresentare la purezza del sentimento più vero. Il problema è che ad ogni inquadratura, ogni parola, ogni gesto, in ogni singolo fotogramma di “War Horse” è talmente intriso di retorica da risultare stucchevole, ridondante e a volte anche insopportabile. Il cinema dei buoni sentimenti, tante volte magistralmente raccontato dal regista, questa è troppo fastidioso, anche perché la storia dura 2 ore e 20, in cui un cavallo viene sballottato da padrone in padrone (e ne cambia parecchi!) fino al… meglio non dirlo o vi rovinerei il finale!


Steven Spielberg ha detto di aver voluto portare sul grande schermo “War Horse” perché è rimasto affascinato dalla storia raccontata nel libro di Michael Morpurgo: verrebbe da chiedersi quale storia? Tutto ruota intorno ad un cavallo eroico che riesce a salvarsi contro qualsiasi logica dalle situazioni più disperate: un highlander insomma. Troppe situazioni irreali (ma secondo voi in guerra uno pensa a salvare un cavallo?), troppe scene inutili (momento degno nota è quando Spielberg, contraddicendo il suo cinema, racconta le irragionevolezze della guerra con un soldato inglese e uno tedesco che collaborano per aiutare sempre un cavallo), troppa enfasi!

lunedì 8 novembre 2010

PARANORMAL ACTIVITY: RECENSIONE


Nella mitologia grego-romana qualche volta la Fortuna è raffigurata come una donna con un’unica ciocca di capelli che il “fortunato”, quando le passa vicino, deve riuscire ad afferrare. E questo è quello che ha fatto Oren Peli, regista, sceneggiatore, montatore e produttore del film horror “Paranormal Activity”. Solo che la Fortuna di Peli ha un nome, un cognome ed un curriculum vitæ cinematografico di tutto rispetto: Steven Spielberg, innamoratosi di questa pellicola low budget. Il film infatti, costato appena 15.000 dollari, è già diventato un cult negli States, grazie ad un semplice quanto efficace passaparola su Facebook. La strategia del marketing virale, messa in atto dalla Paramount, ha poi fatto tutto il resto: basti considerare che al box office americano ha già superato settemila volte il costo iniziale, diventando il film più remunerativo nella storia del cinema. La vicenda di Katie, ossessionata da una misteriosa presenza, e del fidanzato Micah sembrerebbe ispirata ad una vicenda realmente accaduta al regista. Tutto in questa pellicola è amatoriale: dalle riprese (fatte da Micah e Katie stessi), agli attori (entrambi i protagonisti sono alla loro opera prima). Una specie di Grande Fratello casalingo per capire che cosa sta succedendo in quella casa piena di strani fenomeni. Di certo piacerà agli appassionati del genere horror anche se in molti punti la storia risulta ridondante e a tratti noiosa. Si passa con troppa disinvoltura dal voler imitare “The Blair Witch Project” alle citazioni più eleganti de “L’Esorcista”, passando anche per l’immagine di Samara di “The Ring”. La sceneggiatura non è all’altezza della brillante idea che muove il film: è davvero poco credibile il comportamento che hanno i due personaggi durante lo svolgimento dell’azione. Il film vuole giocare più sulla tensione che sullo splatter, riuscendoci solo nella prima parte. Leggermente banale e terribilmente scontato tutto il resto. Aspettatevi un sequel (ahinoi) con un budget che sarà settemila volte più alto.

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