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lunedì 2 maggio 2011

UNA VITA ESAGERATA: RECENSIONE

Postato anche su Voto10...

Nel 1997 per Danny Boyle si aprono le porte del paradiso. Dopo il travolgente successo diTrainspotting il regista scozzese si diriga nel patino mondo di Hollywood per girare una commedia scanzonata e senza troppe pretese che ha come sfondo proprio il Paradiso e, nello specifico, il reparto Sentimenti gestito dagli angeli.

O’Reilly e Jackson sono infatti due angeli funzionari, inviati sulla Terra per mettere ordine nel cuore della gente. Per compiere questa missione scelgono di far innamorare un’improbabile coppia di giovani. Lei è la splendida figlia del proprietario di una fabbrica ama sparare alle mele messe sulla testa dei suoi pretendenti; lui è il guardiano della stessa fabbrica, ma è stato appena licenziato e sogna un futuro da scrittore famoso. 

Una vita esagerata, titolo del film scritto da John Hodge, è anche una pellicola esagerata. Esagerata in tutto: dalla storia, ricca di colpi di scena che si susseguono uno dietro l’altro senza sosta; agli effetti speciali, con un discreto utilizzo anche del cartone animato.
 
Gli attori ovviamente sono bravi e all’altezza, anche se i personaggi sono troppo evanescenti per essere ricordati negli Annales del buon cinema.

martedì 9 novembre 2010

THE BOX: RECENSIONE







La donna agisce, sbaglia e l’uomo la salva. Sintetizziamo così l’ultimo film di Richard Kelly “The Box” con Cameron Diaz,James Marsden e Frank Langella. La storia prende spunto da un racconto di Richard Matheson “Button, Button” e ricorda molto da vicino i meravigliosi episodi della serie televisiva ormai cult “Ai confini della realtà”. C’è tanto, forse troppo in questa pellicola, un calderone di rimandi a miti, leggende, religioni che sicuramente piacerà agli amanti del genere paranormale. Siamo in Virginia e l’anno è il 1976. Arlington Steward arriva nella vita di Norma e Arthur, sconvolgendo la quiete di questa tranquilla coppia borghese. Il misterioso uomo sfregiato propone loro uno strano aggeggio: premendo il pulsante di una scatola qualcuno a loro sconosciuto in una parte del mondo morirà, ma come ricompensa loro avranno un milione di dollari esentasse. Una bella decisione da prendere in sole 24 ore. Norma e Arthur… ovvero la quintessenza dell’avidità dell’essere umano che davanti al misfatto cerca di trovare una “soluzione” per redimersi. Già perché ad uscire sconfitti da “The Box” sono gli essere umani, rappresentati come marionette in mano di una fantascientifica specie ultraterrena che sta al di là del mondo, che ci guarda e ci mette alla prova e che governa… i fulmini. Forse Kelly avrebbe fatto bene a rimanere più con i piedi per terra, e lasciar perdere il soprannaturale e il trascendentale. Anche la scelta di circondare i protagonisti di presenze sinistre e inquietanti sa di visto e rivisto al cinema: si doveva e si poteva rischiare molto di più, anche perché la carne al fuoco era abbondante. Peccato che alla fine lo spettatore deve mangiarla cruda! Purtroppo non si può non notare, come già sottolineato, la misoginia intrinseca dell’opera: la donna è quella che sbaglia e l’uomo e la sua prole vanno all’inferno per colpa sua. Si spera che l’umanità non sia ancora a questi (bassi) livelli di ideologia. A salvarsi in questa non proprio ottima prova registica, sono la colonna sonora, che fa sussultare in qualche punto e gli attori. Da sottolineare soprattutto la splendida interpretazione di Frank Langella, sempre all’altezza della situazione; splendida come sempre Cameron Diaz. Certo è che con questo siamo parecchi gradini al di sotto rispetto al riuscitissimo ed acclamato “Donnie Darko”. Il regalo (cinematografico) che ci fa Richard Kelly non è certamente tra i migliori che si possano ricevere. Semplicistico!

SHREK E VISSERO FELICE CONTENTI: RECENSIONI

Andare avanti con una storia e dei personaggi entrati subito nel cuore degli spettatori non è mai semplice. “Shrek e vissero felici e contenti”, in quello che è ormai l’ultimo capitolo di questa saga cominciata nel lontano 2001, conferma proprio questa regola. Questa volta le avventure a Molto Molto Lontano cominciano dalla routine quotidiana. Niente principesse da salvare o draghi da uccidere: Shrek, come si sa, ha messo su famiglia e, con i suoi tre bambini, sta vivendo nella condizione del papà, ancora giovane, che ri-vuole i suoi spazi, il suo tempo libero. Per questo motivo, decide di accettare la proposta di Tremotino, il cattivo di turno, firmando un contratto per vivere di nuovo una vera giornata da orco. Ovviamente si creerà un universo parallelo, dove Tremotino si ritrova Re e Shrek deve cercare di riprendersi la sua (tanto amata) vita. Tremotino: è proprio lui forse il problema principale di questa comunque bella pellicola. Sì, perché non è assolutamente all’altezza dei “cattivoni” precedenti, tanto che ci fa rimpiangere la crudeltà della Fata Madrina. C’è anche da dire che solo Tremotino poteva concludere la saga, dato che la storia originale di 200 anni fa circa, vuole proprio che sia stato lui a rinchiudere in un castello una principessa di nome Fiona. Certamente il personaggio, anzi tutti i personaggi risentono delle evidenti pecche a livello di sceneggiatura, tanto che, malignamente, si potrebbe pensare che alla Dreamworks abbiano solo voluto realizzare un film “ammazza-botteghino”. Il trend di tutta la storia non è per niente all’altezza dei primi due meravigliosi capitoli, ma è leggermente migliore rispetto al suo predecessore. Non c’è infatti l’originalità che si aspetta da una pellicola che già in passato ha stravolto tutte le convenzioni della favola (ed è inutile ripetere quali sono!). Ovviamente si ride, tanto e di gusto. Si passano 90 minuti piacevoli, soprattutto quando la scena è di Gatto, in versione obesa, e del sempre “rompiscatole” Ciuchino. Quello che si può sottolineare è che “Shrek e vissero felici e contenti” strizza più l’occhio ai bambini, rispetto agli adulti, che non possono godere della comicità e dell’ironia, che hanno reso i primi due capitoli “immortali”. Non c’è nessuna rivoluzione a livello di tecnologia perché anche questa volta il 3D (occhialetti e tutto il resto!) è evitabilissimo e non strettamente necessario. Il film si basa, come di consueto, sul solito happy end e la morale è scontata (“chi lascia la via vecchia per la nuova, ecc…ecc…”) anche se alla fine, nonostante tutti i possibili difetti che si possono trovare a questo capitolo conclusivo, si prova un po’ di nostalgia, il tanto agognato magone, soprattutto alla fine, perché è come se un amico vi dica: “Addio!” per sempre.

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