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mercoledì 1 agosto 2012

IL MIO ANGOLO DI PARADISO: RECENSIONE


Postato anche su Film4Life... 

Non c’è il lieto fine e questo è lo spoiler che vi deve spronare e non andare al cinema per vedere “Il mio angolo di Paradiso”, semplicemente perché si tratta di un film evitabile: non fa riflettere, non fa ridere, non dà alcun insegnamento e, se non volete perdervi in una miriade di luoghi comuni e frasi fatte è meglio rimanere a casa o optare per altri film in questo momento in sala.

La protagonista di questo film è Marley Corbett, l’attrice Kate Hudson che interpreta una donna in carriera mangiatrice di uomini che scopre di avere un tumore al colon. Durante la biopsia, Marley parla con Dio (Whoopi Goldberg) ed esprime tre desideri. La ragazza poi si innamora del suo timido dottore, interpretato da Gael Garcia Bernal, che si trova veramente a vestire i panni di qualcosa che è totalmente distante dal suo modo di essere.

Insomma il film vorrebbe raccontare una storia drammatica in modo leggero e divertente, dando un barlume di speranza per quel che attende l’uomo nell’aldilà, con un messaggio semplice e semplicistico: una volta conclusa la missione sulla Terra devi andartene in Paradiso. La pellicola ricorda “Sweet November” e “I passi dell’amore”, ma certamente non rimarrà una pietra indelebile nella storia del cinema. Anzi si spera che venga presto dimenticata grazie ad altri film ben più strutturati e più intelligenti. 

martedì 9 novembre 2010

I DIARI DELLA MOTOCICLETTA: RECENSIONE


Come nasce un mito? È quello che cerca di spiegarci il regista Walter Salles, ne “I diari della motocicletta”, piccolo capolavoro cinematografico che racconta in un raod movie su una motocicletta prima, e su mezzi di fortuna poi, il viaggio attraverso tutta l’America Latina di Alberto Granado e Ernesto “el Fuser” Guevara. È durante questo viaggio del 1951 che il giovane Che scoprirà una nuova realtà e creerà la sua coscienza e i suoi ideali politici. Il regista, avvalendosi di due grandi attori come Gael García Bernal e Rodrigo De la Serna, ci conduce per mano dentro la storia di questi due idealisti che partiti per un viaggio di svago, venuti a contatto con i disagi sociali, cambieranno per sempre, diventando certamente quello che erano nati per essere. Siamo lontani dai toni eroici di Steven Soderbergh. Ernesto è un ragazzo di 23 anni, come ce n’erano e ce ne sono ancora oggi: idealista, sognatore e sprovveduto. Ed effettivamente i due amici si muovono almeno all’inizio come due ventenni di oggi: spacconi, credono che il mondo sia loro. Solo andando avanti capiamo qual è la realtà di quel continente sudamericano abbandonato a se stesso e così la pellicola si tinge di toni malinconici e di speranza francescana. Attraverso questa avventura El Fuser diventa il Che e può cominciare la leggenda che ha ispirato e che continua ad ispirate generazioni su generazioni. Certo è che Salles non è molto interessato a donare ai suoi personaggi un’aurea di misticità che non si addice per nulla all’universo povero e senza speranza dell’America Latina del post Seconda Guerra Mondiale. Il regista immerge i suoi personaggi in questo universo malato, tirando fuori il meglio dall’interpretazione dei suoi due attori, riuscendo a realizzare un’ottima pellicola sulla giovinezza di un personaggio contorto amato ed odiato. Non siamo di fronte ad un film che vuole essere politico e di sinistra, forse è più una pellicola nostalgica su un giovane che perde l’innocenza grazie ad un viaggio che lo trasformerà in un eroe.

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