Visualizzazione post con etichetta CARTONE ANIMATO. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta CARTONE ANIMATO. Mostra tutti i post

venerdì 1 febbraio 2013

PINOCCHIO - IL FILM DI ENZO D'ALÒ: RECENSIONE


Dalla favola di Pinocchio, il cinema (d’animazione e non) ha attinto da sempre: da Walt Disney nel 1940, passando per la storica serie televisiva Le avventure di Pinocchio, fino alle rivisitazioni in chiave moderna del capolavoro di Carlo Collodi, che, non guasta ricordarlo, è ogni anno uno dei romanzi più letti al mondo. Non stupisce quindi che uno dei disegnatori italiani più attivi, il regista Enzo D’Alò, decida di dare la sua versione della favola, riportando Pinocchio a muoversi ancora una volta sul grande schermo e di nuovo in versione cartone animato.

All’inizio del film l’avvertenza: liberamente ispirato al Pinocchio di Collodi e, effettivamente, la pellicola presentata alla 69esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione Settimana della Critica, si discosta qua e là dal romanzo, anche se rimane abbastanza fedele e non si prende le libertà che ad esempio Walt Disney decise di prendersi nella sua versione dell’opera collodiana. Enzo D’Alò punta ad una narrazione semplice con personaggi ben scritti e ben delineati, aiutati nella riuscita del film anche dallo stile inconfondibile dell’autore, che tutti ricordano per La Gabbienella e il Gatto.

A rendere ancora più emozionante il film, ci si mette anche il fatto che si tratta di una delle ultime opere a cui ha lavorato Lucio Dalla, recentemente scomparso. Il cantante bolognese ha infatti prestato la voce ad uno dei personaggi del film, oltre ad aver curato interamente la colonna sonora.

giovedì 29 novembre 2012

LE 5 LEGGENDE: RECENSIONE


Le 5 leggende è il film "natalizio" della Dreamworks, in uscita nelle sale italiane il 29 novembre 2012 e che ha il sapore proprio di una buona favola da gustare sotto le luci colorate di un albero, magari accanto accanto al camino. Il film, che trae ispirazione dai romanzi di William Joyce, racconta la storia di Jack Frost e di come sia riuscito a diventare un Guardiano dei bambini. Babbo Natale, il Conglietto di Pasqua, la Fatina dei denti e Sandman infatti altro non sono che dei super-eroi, che hanno il compito di proteggere i bambini. Quando uno spirito maligno, "L'Uomo Nero", lancia il guanto di sfida per conquistare il mondo, i Guardiani riunicscono, per la prima volta, le loro forze per proteggere le speranze, le fantasie e le convinzioni dei bambini di tutto il mondo, anche perché senza tutto ciò sono destinati a dissolversi nel nulla. Jack Frost, il protagonista de Le 5 Leggende, viene chiamato, scelto dall'Uomo della Luna, il saggio osservatore del mondo che decide chi può diventare un Guardiano, con loro a combattere questa nuova minaccia.

Le 5 Leggende altro non è che il soltio romanzo di formazione, portato sul grande schermo, con un super eroe che deve scoprire il proprio passato, capire fino in fino chi è, combattere la sua battaglia contro un nemico reale, sconfiggere le sue paure e diventare ciò a cui è stato predestinato. Di pellicole così ce ne sono a migliaia nella storia del cinema e, anche questa volta, Christopher Vogler sarebbe orgoglioso di come questa sceneggiatura è stata strutturata, dato che il protaognista principale segue, punto per punto, il suo manuale de Il Viaggio dell'Eroe, che tutti i veri appassionati di cinema hanno letto e conoscono. Nonostante non si scada mai nel retorico, il film punta e forse trova la sua forza proprio nell'elevare alla massima potenza i valori universali come i sogni, le speranze e il senso di meraviglia, che appartengono ad ogni essere umano.

Peccato che la Dreamworks si sia concentrata questa volta solo su un pubblico di bambini. Infatti, nonostante dietro la realizzazione de Le 5 leggende ci sia tutto il team di Shrek e Kung Fu Panda, il film, tranne qualche piccola battuta sparsa durante la narrazione non colpisce più di tanto il pubblico adulto, abituato ormai a ben altro dal cinema di animazione degli ultimi 10 anni.

Inoltre c'è da dire che il film si rifà, a volte prendendo spunto, a volte spudoratamente copiando, ai grandi classici di animazione Disney e a grandi registi contemporanei come Tim Burton. Le 5 leggende, diretto da Peter Ramsey, si avvale comunque di un cast di attori di eccezione, almeno della versione americana, capitanati da Jude Law, che interpreta il cattivo Uomo nero, Alec Baldwin, Chris Pine, Hugh Jackamn e Isla Fisher. 

mercoledì 1 agosto 2012

THE LORAX - IL GUARDIANO DELLA FORESTA: RECENSIONE


Postato anche su Film4Life... 

“The Lorax – Il guardiano della foresta” è il nuovissimo lavoro tagato Universal e Illumination Entertainment, che cerca di ripetere i fast di “Cattivissimo Me”. Il film porta sul grande schermo una delle favole più amate dagli americani, ovvero un racconto scritto dal Dr. Seuss, che ha regalato al cinema, nel corso degli ultimi anni, un bacino di storie e di personaggi dal quale attingere per sbancare il botteghino.


Il cartoon arriverà in Italia solo a partire dall’1 giugno prossimo, ma negli Stati Uniti d’America, nel primo week end di programmazione si è portato a casa 70 milioni di dollari, un risultato sopra ogni più rosea aspettativa. La storia del coloratissimo film è quella di Ted, un ragazzo che cerca di capire come mai il mondo è tanto inquinato. Il ragazzo scopre che dietro all’inquinamento terrestre c’è il cattivissimo Once-ler, una piccola creatura che danneggia ogni albero che trova sul suo cammino per impossessarsi delle Ciuffoie, causando il degrado ambientale.


Il piccolo Ted incontrerà quindi The Lorax, un personaggio peloso e che è il punto di forza del film, che lo aiuterà a sconfiggere Once-ler. La voce  in originale e anche in italiano sarà quella di Danny De Vito, che ha accettato di partecipare anche al doppiaggio italiano del film. Ovviamente la computer grafica, il celebre CGI, raggiunge e si migliora nella pellicola della Universal diventando sempre più naturale. Con il messaggio ecologista, senza troppa retorica, si invitano i telespettatori a riflettere sull’importanza della natura. Per famiglie: da vedere! 

venerdì 10 dicembre 2010

LE AVVENTURE DI SAMMY – IL PASSAGGIO SEGRETO: RECENSIONE

Postato anche su Filmforlife...


Il regista Ben Stassen decide di accompagnarci nel magico mondo sottomarino con “Le avventure di Sammy – Il passaggio segreto”, una sorta di romanzo di formazione che racconta l’esistenza, precisamente 50 anni, della vita di Sammy e delle rocambolesche che lo portano a girare il mondo. Appena nato Sammy conosce Shelly, l’amore della sua vita, però la perde subito di vista; è ovvio che il suo obiettivo di vita da adesso in poi sarà ritrovarla, accompagnato da Ray, l’amico del cuore che dovrebbe essere il personaggio più comico del film (da sottolineare il “dovrebbe”). Assolutamente vietato ai bambini di età superiore ai sei anni, sicuramente è la pellicola perfetta per passare in tranquillità il giorno di Natale per le famiglie italiane. In pratica la storia pretende di essere un grande manuale per i bambini per far conoscere come si svolge la vita “In fondo al mar”: ovviamente l’intento del regista belga rimane deluso, dato che affronta la narrazione con una banalità disarmante. Pur avendo questi momenti alla National Geographic, Sammy vuole anche istruire a rispettare l’ambiente, in pratica è al fianco di Green Peace nella lotta a sostegno della salvaguardia delle balene (che potremmo anche non scomodare, almeno nei film). Quindi scopriamo che gli esseri umani stanno distruggendo il pianeta (ooh! Che novita!): riscaldamento globale, petrolio e catastrofi varie; peccato che nella pellicola viene detto troppo e affrontato poco. Stucchevoli, almeno per i più grandi, le lezioni di vita e le morali: il momento di bontà e di redenzione degli umani è terribile! Ancora peggiore di tutto questo, perché a volte affondare il coltello è piacevole, è il riferimento costante e scostante al capolavoro della Pixar “Alla ricerca di Nemo”: dai protagonisti ai personaggi secondari, dalle avventure alle singole scene/inquadrature. Certo è inutile dire che Sammy è un paio di gradini sotto al pesciolino pagliaccio. Qualcosa da salvare però c’è: la frizzante colonna sonora, solo per il fatto che è stata fatta la bellissima scelta di inserire solo grandi titoli da hit parade recenti (giusto per svegliare ogni tanto l’accompagnatore del piccolo spettatore!)

giovedì 25 novembre 2010

RAPUNZEL - L'INTRECCIO DELLA TORRE: RECENSIONE

Postato anche su Film4Life...


La Disney convola alle nozze d’oro insieme a “Rapunzel - l’intreccio della torre”, il cinquantesimo capolavoro animato sfornato dagli Studios, fondati dallo zio Walt, ormai quasi cento anni fa. La sera del 21 dicembre 1937, un perfezionista assoluto come Walt Disney realizzava il suo sogno: far debuttare una principessina pallida sul grande schermo. Il suo nome è Biancaneve, la protagonista del primo lungometraggio d’animazione nella storia del cinema. Oggi a distanza di 73 anni la magia, creata da quei fotogrammi, si rinnova grazie ai venti metri di capelli illuminati di Rapunzel. Dopo “La Principessa e il ranocchio”, la Disney re-interpreta un’altra favola classica, riadattando però magnificamente il tutto al gusto moderno, per non deludere le aspettative del pubblico dei nostri tempi. La Disney insomma è tornata a fare la Disney. Non potendo competere con le “cattive” vicende dalla Dreamworks, la storia punta tutto sullo stile fiabesco, come del resto ci si aspetta da uno script disneyano. Rapunzel è infatti un distillato di storia, un omaggio, una celebrazione del cartone Disney, come è anche giusto che sia date le circostanze di festa: 50 lungometraggi vanno festeggiati nel migliore dei modi. E in quest’opera (ri)troviamo tutti i temi tanto cari allo zio Walt. Si parte dal normale passaggio dall’adolescenza all’età adulta, attraverso la costruzione di un’identità, anche sessuale, tramite l’esperienza diretta, l’avventura. Ma non mancano nemmeno la voglia di libertà e soprattutto la ribellione ad una madre nastratrice di perfetta ascendenza disneyana. “Rapunzel” è un’esplosione di avventura e commedia, che non rinuncia alla parte musical, che ha reso la Disney diversa ed unica nel tempo. Nella versione italiana a prestare la voce ai due personaggi principali ci pensano il coriaceo e poliedrico Giampolo Morelli e una straordinaria Laura Chiatti - a cui verrebbe da dire, in linea con la magia del cartone: “Hai trovato la tua strada… non mollare il doppiaggio!” La pellicola realizzata da Nathan Greno e Byron Howard però è anche una rivincita sul 3D, nonostante la maggior parte dei cinema vi proporrà gli occhialetti. Per rivincita sul 3D, intendiamo la vittoria della matita sul computer. “Rapunzel – L’intreccio della torre” sfrutta magnificamente le potenzialità del digitale, però sempre avendo come base la mano umana e tanto olio di gomito. Del resto come non apprezzare l’animazione? Maximus, il cavallo segugio, sembra vero. Infine Rapunzel è Ariel, Quasimodo, Aladdin, Belle, Cenerentola, Biancaneve: insomma la nuova eroina ha dentro sé il background perfetto per permettere agli Studios di affrontare con il giusto ottimismo prima il botteghino e poi il futuro.

venerdì 19 novembre 2010

MEGAMIND: RECENSIONE

Postato anche su Film4life.org...





All’inizio fu Shrek… poi sono venuti tutti gli altri! Che cosa si intende? Semplicissimo, dalla trasformazione di Fiona fino ai giorni nostri il mondo dell’animazione 3D preferisce il punto di vista del cattivo: ed ecco che anche in “Megamind” si tifa per il criminale. A distanza di poco più di due mesi dall’uscita di “Cattivissimo me” sarà nelle sale italiane un’altra pellicola con protagonista l’anti-eroe. Questa volta è un alieno blu con un testone enorme ed un’intelligenza superiore alla media. A pensarci bene, la storia è anche abbastanza originale. Megamind, fatto fuori Metro Man, suo acerrimo nemico, si ritrova a possedere Metròcity, con accento annesso per rispettare la pronuncia del protagonista. Che cosa può fare allora un super cattivo a piede libero? Darsi alla pazza gioia! Peccato che il divertimento termini nel momento esatto in cui si rende conto di non avere più prospettive di vita, più nessun obiettivo. Il passo successivo è quindi quello di crearsi un nuovo eroe, per riprendere l’eterna lotta tra il bene e il male e tornare a divertirsi. Il regista Tom MacGrath non sbaglia di nuovo e ci regala, proprio in vista delle feste natalizie, un altro gioiellino adatto sia ai più piccoli che ai più grandi, in cui risate e discorsi esistenziali riescono a coabitare con la grande maestria che il mondo del cartone animato moderno ci ha ormai abituato. Continua anche a migliorarsi la tecnologia occhialetti tridimensionali: ormai un classico per questo tipo di pellicole. La differenza sostanziale con, giusto per guardare in casa nostra, con le “Winx 3D” è che per “Megamind” il livello altamente tecnologico ha un motivo di esistere. Non si basa solo su cuoricini e stelline che trapassano lo schermo, ma dà un senso della profondità non indifferente (ai livelli di “Avatar” e "Il Regno di Ga'hoole", se cercate un paragone). Sono doverosi grandi applausi a tutto il cast inglese: Will Farrel, Tina Fey e Brad Pitt semplicemente perfetti, nelle parti di Mega Mind, la bella giornalista contesa e Metro Man. I tre attori regalano una prova comica di alto livello, decisamente meglio di altri colleghi doppiatori. Se poi non vi basta alla voce produttore esecutivo c’è Ben Stiller e a garantire la qualità del tutto ci pensa un certo Guillermo Del Toro. Insomma per ridere intelligentemente e far conoscere buon cinema ai propri figli, bisogna andarsi a sedere in sala il 17 dicembre per gustarsi “Megamind”.

lunedì 8 novembre 2010

LA SPADA NELLA ROCCIA: RECENSIONE


La spada nella roccia”, film d’animazione Disney del 1963, narra le vicende dell’adolescenza di Re Artù. Il personaggio storico che nella pellicola è un esile ragazzino di 12 anni, soprannominato Semola, fa lo sguattero e sogna di diventare lo scudiero del fratellastro Caio. Ma il destino opera in modo decisamente bizzarro. E così sulla strada di Semola approda Mago Merlino, vecchio attempato dalla lunga barba bianca, che odia i secoli bui del Medioevo, perché privi delle comodità dell’era moderna, e che cercherà con un particolare percorso di trasformare il ragazzo in un perfetto Re d’Inghilterra. La sceneggiatura s’ispira al romanzo di T.H. White, discostandosene solamente nelle sequenze più divertenti del film, in cui Mago Merlino e il suo gufo parlante Anacleto litigano sul livello di istruzione da dare a Semola. La pellicola ha una struttura prettamente didattica e la morale si riassume facilmente nel detto: “Fai la cosa giusta!”, anche se sei un pesce o uno scoiattolo. Non mancano certamente i cattivi in questa storia soprattutto la “magnifica, splendida Maga Magò”, trasposizione comica della Fata Morgana, che sfiderà Merlino in un duello all’ultimo sangue e con finale a sorpresa. A prestare la voce alla bizzarra maga la bravissima Lydia Simoneschi, voce storica di attrici come Bette Davis, Ingrid Bergman, Donna Reed e soprattutto Vivine Leigh, cioè Rossella O’Hara. Il lieto fine del film non è del tutto scontato, del resto Semola è un ragazzino di appena dodici anni che deve affrontare da solo un futuro troppo grande per le sue gracili ginocchia. Un classico d’animazione immancabile nella collezione degli appassionati Disney, anche perché è uno degli ultimi film a cui partecipò direttamente lo zio Walt.

LA PRINCIPESSA E IL RANOCCHIO: RECENSIONE



Negli anni ’90 non esisteva Natale senza un lungometraggio firmato Walt Disney. “La Principessa e il Ranocchio” catapulta lo spettatore indietro nel tempo e fa rivivere sul grande schermo la magia che lo stesso Walt Disney aveva inaugurato con “Biancaneve e i sette nani”. Questo film d’animazione segna quindi il ritorno ufficiale alle fiabe ed al fascino del disegno a mano. “La Principessa e il ranocchio” è un piccolo capolavoro animato: la miglior risposta che l’“obsoleta” mano dell’uomo potesse dare al 3D. La regia, affidata a due esperti del disegno, Ron Clements e John Musker, creatori de “La Sirenetta” (1989) e “Alladin” (1993), sotto l’occhio attento del guru della Pixar, John Lassent, compie il piccolo miracolo di rivalorizzare una tecnica, il 2D, che sembrava dovesse essere solo ricordata. Certo è che con questa pellicola si ritorna al passato anche per il genere che è stato scelto: il musical. Ci sono ben 7 brani inediti che scandiscono i momenti più importanti dell’azione. La colonna sonora affidata al pluripremiato compositore Randy Newman, è una mistura di sound diversi: dal jazz, al gospel, al blues e alla musica creola delle origini. Aggiungendo al tutto una sceneggiatura sempre ben calibrata e mai banale, che mescola il carisma dei personaggi, con situazioni umoristiche e momenti di grande commozione il risultato è eccellente. Il ritorno di Disney alle fiabe classiche non avviene semplicemente riadattando per il grande schermo “Il principe ranocchio” dei fratelli Grimm. Nella favola originale, infatti, una principessa bacia un brutto e viscido rospo che finisce per trasformarsi in un bellissimo principe e i due si sposano. Nella rivisitazione disneyana cambiano diverse cose. Siamo nel terzo millennio e la narrazione ha subito già delle svolte epocali. La storia non si svolge più in mitici palazzi medievali, con principesse e cavalieri, ma è ambientata nella caotica città del jazz, New Orleans, durante gli anni ‘20. Molti personaggi sono di colore e di colore è anche la splendida protagonista, Tiana, che a dispetto di quello che fa pensare il titolo, è una semplice cameriera, con un grande sogno nel cassetto: aprire un ristorante nella zona portuale della città. Non c’è nessuna principessa, dunque, ma c’è un principe: Naveen, un playboy fannullone, che è rimasto senza un soldo, perché i suoi genitori lo hanno diseredato. È il cattivo a dare il via all’azione vera e propria: l’astuto dottor Facilier, una summa dei malvagi disneyani (quasi inevitabile il raffronto con il longilineo Jafar di Alladin), che servendosi della sua persuasione e della voglia di riscatto di un grasso maggiordomo si servirà dei suoi incantesimi per trasformare il principe in un rospo. Ed è a questo punto che i destini dei due eroi s’incrociano. Ne “La principessa e il ranocchio” gli autori strizzano l’occhio anche nelle scene, nei disegni e nei simboli a classici come “Pinocchio”, “La Bella Addormentata”, o i più recenti “Alladin” ed “Hercules”, scritti e diretti entrambi dalla coppia Clements-Musker. L’animazione permette ai personaggi che si muovono sullo schermo di avere un calore che forse ancora non abbiamo ancora visto nelle storie in 3D con essere umani. Una pellicola che diventerà un classico, con personaggi che rimarranno nella storia del cinema.

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...