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lunedì 23 maggio 2011

BEASTLY: RECENSIONE

Postato anche su Film4Life...

Ci vuole coraggio! Riproporre undici anni esatti dopo il capolavoro disneyano le avventure de “La bella e la bestia”, è davvero un’operazione coraggiosa. Purtroppo il risultato è un deludente filmetto per teen-agers innamorate, che nulla ha dell’incanto dei film che lo hanno preceduto sul grande schermo. Del resto questa favola si è sempre prestata con grandi risultati al mondo del cinema da Disney, passando per il regista Jean Cocteau. “Beastly” è una mera operazione commerciale che cerca di sfruttare il fascino di due attori abbastanza conosciuti dal popolo in rosa, il meraviglioso Alex Pettyfer (Io sono il numero quattro) e la ex dame Efron, Vanessa Hudgens. Tratto dal romanzo di Alex Flinn, il film del regista Daniel Barnz, rivisita in chiave moderna e giovanilistica la fiaba scritta nel 1756 da Jeanne-Marie Leprince de Beaumont. 

Kyle è un giovane newyorkese molto spavaldo che a causa del suo comportamento da bullo subisce un incantesimo, che gli deturpa il volto dandogli sembianze bestiali (ma è poi davvero cos brutto?!?), da una strega, sua coetanea. Il giovane deve cercare di far innamorare una donna di lui, prima che l’albero tatuato sul braccio sfiorisca per sempre. 

Purtroppo nella pellicola tutto è basato sulla bellezza fisica e mancano le caratteristiche e i sottili temi che hanno reso ormai un classico il lungometraggio disneyano del 1991. I personaggi sono effimeri e compiono azioni che non hanno alcuna giustificazione non solo nel mondo irrazionale della sceneggiatura, ma nemmeno nel mondo reale. Si poteva cercare di eliminare la magia dalla storia e ambientarla nelle brutture del nostro mondo, nei sobborghi di Manhattan, dove le bestie vivono davvero. Invece tutto rimane evanescente, dalla recitazione, alla regia, al montaggio, alla colonna sonora. 

Insomma se avete un cervello, più di dodici anni, non siete innamorate/i, vi piace il buon cinema, dovete fare una solo una cosa: evitare di vedere questo film BESTIALE!

mercoledì 23 marzo 2011

SUCKER PUNCH: RECENSIONE

Postata anche su Voto10... 




Zack Snyder ritorna ai suoi primi amori: il fumetto ed i videogame. Dopo essersi dedicato ai gufi de “Il regno di Ga’hoole – La leggenda dei Guardiani” tanto per sperimentare il 3D, l’eccentrico regista si tuffa in una storia tutta al femminile ritornando alle atmosfere della graphic novel. Le protagoniste sono cinque splendide “signorine” (si poteva scegliere un termine un po’ più moderno nella traduzione italiana? Sì, si poteva!), interpretate dalle meravigliose Emily Browning, Abbie Cornish, Jena Malone, Vanessa Hudgens, Jamie Chung alle prese con una storia (simil)psicologica, che si dirama su più livelli: dagli anni ’50 e ai teatri dell’epoca, fino ad arrivare ad un fantascientifico futuro, fatto di treni superveloci, bombe supersofisticate e gli immancabili androidi.
Baby Doll è ricoverata in un istituto di igiene mentale dal patrigno che intende farla lobotomizzare. Mentre si trova rinchiusa, trova un’unica arma di difesa: la ragione. Per questo si rifugia con l'immaginazione in una realtà alternativa, per pianificare una fuga.
Tra minigonne, tacchi e mitra, la vicenda, accompagnata da una superba colonna sonora, lo spettatore è introdotto nel solito immaginario di Snyder, del resto basta guardare solo i primi frame per capire che dietro la macchina da presa c’è l’autore di “300”. I primi dieci minuti della pellicola sono un autentico capolavoro di regia. Una prova di grande sensibilità, in cui tutto è raccontato attraverso immagini e musica; uno dei pochi momenti in cui forse Snyder punta alla sceneggiatura, più che sulla spettacolarità delle scene. Del resto sono proprio le scene spettacolari ad averlo reso celebre nel mondo dorato del cinema e anche “Sucker Punch” ne è saturo. Certo qui gli epici spartani, sono addolciti dal trucco, dalle ciglia finte e dagli ammiccanti corpi.
Certo le pecche a livello della narrazione sono evidenti. Ma a Snyder nessuno,  con un po’ di senno, può chiedere di raccontare una storia con personaggi dalla psicologia complessa. Ancora il regista è fermo alla lezione uno dell’allenamento che recita: “hai dentro di te tutto il necessario per vincere!” Credete sia retorico? Allora, abbandonate la sala tre minuti prima della fine.

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