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mercoledì 9 marzo 2011

GNOMEO E GIULIETTA: RECENSIONE

Postato anche su Film4Life... 

Uno dei classici della storia della letteratura mondiale, “Romeo e Giulietta”, ritorna per l’ennesima volta al cinema, questa volta in computer grafica e con l’ormai abusata terza dimensione. Questa volta la storia di “Gnomeo e Giulietta”, diretta dal regista Kelly Asbury, già cimentatosi nel CG con “Shrek 2”, è ambientata a Verona Drive, dove due famiglie di gnomi da giardino i Montague (dal colore blu) e i Capulet (dal colore rosso) si sfidano in una faida familiare. Il film ovviamente ricalca in toto la tragedia shakespeariana, affrontando il tutto per un pubblico principalmente per bambini. Quando l’amore tra Gnomeo e Giulietta sboccia, i due dovranno cercare di superare la staccionata che separa i loro due mondi, per cercare di trionfare sull’odio. 

Il prodotto finale è una pellicola di qualità, soprattutto dal punto di vista della grafica. Sono lontani i tempi in cui era solo la Pixar a donare fluidità nei movimenti ai suoi personaggi. Anche questo lavoro, tutto made in England, racconta di un mondo dell’animazione ormai vero dominatore dei botteghini cinematografici. Sì, perché queste pellicole, come anche Rango o Rio, di prossima uscita, divertono i più piccoli, ma strizzano l’occhio anche agli adolescenti, riuscendo a portare in sala un numero elevato di spettatori. A differenza poi delle nostre Winx, anche la sceneggiatura è ad un livello molto elevato con divertenti le citazioni di film famosi e le gag comiche, e gioca, non solo con i protagonisti, ma con tutti i personaggi secondari, ben strutturati e che creano divertimento solo per l’aspetto fisico. Ovviamente l’idea di immaginare una miriade di personaggi è un modo geniale per invadere, con garbo e in modo giustificato, i negozi di giocattoli, con un merchandising, che potrebbe addirittura essere più redditizio del film stesso. 

Altra piacevole nota, in tutti i sensi, è la colonna sonora. Elton John fa da sottofondo alle scene del film con le sue canzoni più celebri: Crocodile Rock, Saturday Night’s Alright for Fighting, Don’t Go Breaking My Heart, Love Builds A Garden, Your Song, Rocket Man, Tiny Dancer, Bennie and The Jets, Sorry Seems To Be the Hardest Word e addirittura duettando con la star del mondo, Lady Gaga, in Hello Hello. Il film poi ha il pregio di non sfociare mai nel musical, cosa da non sottovalutare dato che comunque a fine pellicola comprare il marchio Walt Disney 

Ma arriviamo alle “note” stonate: il doppiaggio italiano. Sì, perché ci si chiede a chi sia venuta in mente di far parlare i simpatici gnometti in tutti i dialetti della penisola, dividendo i due giardini in Nord (i blu di Gnomeo) e in Sud (i rossi di Giulietta). Un’idea fastidiosa, anche perché sembra che il nostro cinema debba per forza rimarcare questa differenza per poter far ridere. Il doppiaggio disturba e rovina molti momenti, diventando addirittura incomprensibile per i bambini (non stupitevi se vi chiederanno spesso: “Che ha detto???”). Poteva essere simpatica l’idea di caratterizzare solo qualche piccolo gnomo con un dialetto - funziona ad esempio la parlata romanesca del fenicottero “Piuma Rosa”, doppiata da Francesco Pannolino - ma sentire Giulietta dire “baciamo le mani” o Gnomeo dire “uè bauscia” non è veramente accettabile. Qualcuno potrebbe dire che magari anche in originale hanno caratterizzato i personaggi con accenti di un diverso inglese. Ma vi immaginate gente del calibro di James McAvoy, Emily Blunt, Michael Caine, Maggy Smith, Ozzi Osbourne, Jason Statham a farlo? Beh, risposta semplice: NO!

sabato 26 febbraio 2011

RANGO: RECENSIONE




Postato anche su Film 4 Life...

Sceneggiatura che vince non si cambia! Forse il sottoscritto è troppo legato ad un’idea antica di cinema. Quel cinema fatto di storie, poche inquadrature, pochi set… Romanticismo, insomma! Ricordare quel modo “desueto” di fare film, aiuta a vedere la realtà dei fatti: la tecnologia cambia, ma il linguaggio del cinema rimane immutato nel tempo. 

L’esempio lampante è “Rango”, ultimo film d’animazione in ordine di tempo realizzato dal caraibico Gore Verbinski. Perché “Rango” è un bel film? Perché contiene in sé tutti i trattati più importanti sulla sceneggiatura, dal “Viaggio dell’eroe”, passando per “Come scrivere una grande sceneggiatura” della mitica Linda Seger. Un esempio pregnante di ciò che si dovrebbe insegnare nelle scuole di cinema, almeno nelle classi di sceneggiatura. 

Sceneggiatura che vince non si cambia, si diceva all’inizio. Certo le storie sono tutte diverse. Volendo semplificare al minimo indispensabile gli avvenimenti, arrivando al nocciolo della questione, si avrebbero però giusto tre, massimo quattro script con cui confrontarsi. In “Rango” la scelta è molto semplice: il protagonista si finge un eroe agli occhi dei suoi nuovi “amici”! Quanti film avete visto con questa trama? Vi assicuro che sono parecchi. Ne basterà citare due, a cui, volente o nolente, il buon Verbinski si deve essere ispirato per rendere godibile al pubblico il suo coloratissimo camaleonte: “Hercules”, Disney, anno 1997; “A Bug’s Life”, Pixar, 1998. È innegabile quanti plurimi riferimenti (o se volete citazioni) ci siano in “Rango” di questi due lavori: personaggi, situazioni, battute, li ricordano da vicino. Certo il modo di raccontare è molto diverso da quello degli anni Novanta e “Rango” è all’altezza dei film a lui contemporanei. Il mondo è più veloce, comico, malizioso, simpatico, meta-cinematografico a volte, ma il tutto mantiene uno schema alla base, nella storia, inalterato rispetto ai due predecessori. 

C’è davvero di tutto: azione, psicologia, doppi sensi (anche troppi per i bambini), commedia, momenti romantici, nostalgia, paura del futuro… insomma un vero trattato di buon cinema. Ci si potrebbe anche soffermare sugli altri temi (l’influenza dell’uomo sulla natura, la sopravvivenza, trovare un’identità nel mondo), ma è meglio che ogni spettatore scopra da solo le meraviglie di questo “educativo” film. 

Avvalendosi della voce di Johnny Depp, ovviamente, “Rango” stupisce anche per le musiche, scritte da Hans Zimmer, che ricordano i capolavori di Sergio Leone. Del resto era impensabile non inserire scene tratte da “La trilogia del dollaro”, considerando che la storia è ambientata nel vecchio West.

P.s. potete anche leggere l'IMPOƧƧIBLE INTEЯVIEW fatta a RANGO su Film 4 Life... Buona lettura

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