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lunedì 8 novembre 2010

TUTTO L'AMORE DEL MONDO: RECENSIONE


Tutto l’amore del mondo” è una commedia italiana… inutile girarci troppo intorno. Anzi, i personaggi sono le solite macchiette stereotipate come ti aspetti nella commedia italiana scritta, diretta ed interpretata per riportare le orde di dodicenni al cinema. Il film narra le vicende di Matteo (Nicolas Vaporidis) che, per salvare la libreria di famiglia, intraprende un viaggio attraverso il vecchio continente per scrivere una guida turistica per innamorati, insieme al fotografo Ruben (Alessandro Roja), che ha invitato un’amica (Myriam Catania) conosciuta su internet che, a sua volta, convince Anna (Ana Caterina Morariu) ad accompagnarla in questa avventura. L’idea alla base della storia, il raod movie, attraverso i luoghi romantici d’Europa, non è certamente il massimo dell’originalità: lui (Matteo) e lei (Anna) si innamorano, ma lei è la promessa sposa di un giovane rampollo della alta società. Visto e rivisto mille volte. Un viaggio che dovrebbe essere esistenziale, dove ognuno dovrebbe mettere in gioco se stesso, il proprio io, venendo a contatto con nuove realtà: anche se tutto questo è solo accennato e lo si può solo intuire. Le scenografie però sono meravigliose e fanno accettare gli episodi della struttura narrativa, a volte, a dir poco, “incredibili” (nel senso che molte delle cose che accadono non sono credibili e/o possibili e/o realizzabili: fate attenzione alle valigie!). Comunque è un viaggio attraverso mete affascinanti: la movida di Barcellona, il romanticismo di Parigi, la magia di Loch Ness e infine la sballatissima Amsterdam. La colonna sonora è invece perfettamente azzeccata: hit dell’anno scorso e canzoni originali di Michele Braga sono le giuste melodie per questa avventura. A spiccare nel cast sono gli attori di “vecchia data”: Montesano eRubini sono figure di padri improbabili dalla morali scontata (dare sempre una seconda chance oppure la vita è una mano fortunata a poker, tanto per citare Jack Dawson). Tratto da una pièce teatrale di Massimiliano Bruno (che ha curato anche la sceneggiatura), l’opera prima del regista Riccardo Grandi non è nulla di esaltante. Se il film ha un merito è quello di mettere nello spettatore la voglia di partire con lo zaino in spalla all’avventura, senza meta.

L'ANIMA GEMELLA: RECENSIONE


Che cosa è disposta a fare una donna respinta per riprendersi l’uomo che ama? Semplice: di tutto! C’è questo semplice assunto alla base del film diSergio Rubini “L’anima gemella” con Violante Placido 4. Teresa (la bravissima Valentina Cervi) vuole essere a tutti i costi Maddalena, sua cugina, per riuscire finalmente a far innamorare il suo Tommaso. Dopo essere stata abbandonata sull’altare ed ossessionata da questo pensiero si affida ad una sedicente maga ed al figlio barbiere per impossessarsi del corpo della bellissima cugina. Rubini ambienta il suo drammone dai risvolti quasi sempre comici in una Puglia magica, tra un matrimonio che non s’ha da fare e riti pagani pericolosi. I personaggi principali si muovono sullo sfondo di un’ambientazione realistica, fatti di luoghi (anche fin troppo) comuni del sud Italia: le comari che sanno i fatti di tutto il paesino, il barbiere come luogo di ritrovo; il lavoro dei pescatore e quello faticoso delle saline. Un mondo esotico, in cui la religione cattolica è vissuta al pari della magia. La sceneggiatura passa con disinvoltura dalla commedia napoletana, alle tragedie greche: del resto in entrambi i generi filtri d’amore, magie, maghi, streghe, stregoni, messe nere e roba simile sono all’ordine del giorno. Il sogno d’amore di Teresa con uno scambio di corpi si realizzerà, ma alla fine siamo davvero così sicuri che basti un aspetto fisico nuovo per far innamorare?

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