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sabato 5 gennaio 2013

MAGIC MIKE: RECENSIONE


Quando si parla di luoghi e/o situazioni in cui il sesso la fa da padrone, cadere nella becera retorica è davvero facile. Eppure Steven Soderbergh riesce, grazie alla sua capacità di guardare al mondo in maniera sempre oggettiva, a raccontare in Magic Mike un mondo, quello dello streaptease maschile, senza cadere in inutili moralismi, che avrebbero certamente rovinato la pellicola. Tre star di Hollywood del calibro di Channing Tatum, Matthew Counaughey e Alex Pettyfer costantemente semi nudi e che ammiccano alle telecamere per quasi due ore di film: è così che il regista decide di realizzare un’opera che parla del corpo maschile, tralasciando infatti la sceneggiatura, che è solo uno spunto per mostrare allo spettatore un mondo che ancora non ha trovato molto spazio sul grande schermo. 

Di giorno, Mike è un affascinante imprenditore in cerca di successo, di notte è la stella di un locale di striptease gestito da Dallas. Mike prende sotto la sua ala protettiva Adam, soprannominato The Kid, e gli insegna l'arte dello spogliarello, del rimorchio e dei soldi facili. Ispirato alla vera storia di Channing Tatum, che a 19 anni si è davvero ritrovato ad essere uno spogliarellista, il film ruota proprio intorno all’attore, che dimostra in definitiva di non essere solo uno dei tanti bellocci di Hollywood, ma di saper recitare ed anche abbastanza bene. Soderbergh ha cucito proprio attorno a Channing Tatum tutto Magic Mike e forse senza la collaborazione tra i due questa pellicola non avrebbe avuto motivo di esistere. Il film è tutto uno spettacolo, nel senso che sono proprio gli spettacoli, i balletti, le mosse degli attori a rendere interessante Magic Mike.

Si tratta di un film dove i corpi statuari degli attori ha la meglio su tutto il resto, tanto che, una volta usciti dal cinema, si auspica che Soderbergh si dedichi sempre a queste opere “poco impegnative”, dato che fa uscire fuori il meglio di sé, rispetto ai lavori “più seri”. Certo siamo ben lontani dalla filosofica perfezione di Boogie Nights di Paul Thomas Anderson, ma c'è da apprezzare il tentativo di aver voluto mettere in mostra, pur non osando mai troppo, il corpo maschile, che spesso al cinema rimane sempre troppo coperto rispetto al corrispettivo femminile. 

mercoledì 1 agosto 2012

THE EAGLE: RECENSIONE


Postato anche su Film4Life... 

Gli anglo-americani da un paio di anni sono letteralmente ossessionati dall’impero romano. Non a caso vengono prodotti film, serie tv, romanzi, documentari che hanno come sfondo il mondo romano. Non fa eccezione “The Eagle” diretto da Kevin Macdonald con il palestrato Channing Tatum e l’ex ballerino Jamie Bell. La pellicola infatti non ha pretese, ma solo il desiderio di rievocare una storiella di uomini (non c’è nemmeno una donna in tutto il film!), senza nemmeno essere troppo fedeli alla verità storica. 

Nel 140 a.c., vent'anni dopo l'inspiegabile scomparsa della Nona legione nelle montagne scozzesi, il giovane centurione Marcus Aquila arriva in Britannia da Roma per risolvere il mistero e ripristinare la reputazione di suo padre. Accompagnato solamente dal sua schiavo britannico Esca, Marcus attraversa il muro di Adriano nelle sconosciute highland della Caledonia, per confrontare la sua selvaggia popolazione, fare pace con la memoria di suo padre e riprendere il perduto emblema d'oro, l'Aquila della Nona legione. Il lavoro è tutto interamente giocato sull’ambigua amicizia tra Marcus ed Esca, padrone e schiavo, alla ricerca di questo speciale vello d’oro, che li porta a vivere avventure in una terra barbara, con popolazioni che hanno l’aspetto degli indiani d’America. Il difetto principale e che fa reagire lo spettatore in modo negativo è proprio il fatto che sembra si stia assistendo ad una serie sconfinata di pellicole incollate una di fianco all’altra: ci sono il Robin Hood e il Gladiatore di scottiana memoria, ci sono vari riferimenti all’Achille di bradpittiana memoria, ma non mancano nemmeno i kolossal degli anni d’oro di Hollywood sul Tevere. 

Quello che manca è invece un bel bacio appassionato e un po’ di sano sesso (si è mai visto un film sui romani senza sesso?) tra Tatum e Bell. E sì, perché i due attori per tutto il film si lanciano sguardi di virile omosessualità, e questo cameratismo militare trasformato in una storiella d’amore avrebbe evitato gli sbadigli della sala; il regista ha però voluto giustificare il tutto con la solita solfa dei valori di lealtà, fedeltà, onore. Evitabile! 

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