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mercoledì 28 novembre 2012

BLANCANIEVES: RECENSIONE


Sicuramente se l'anno scorso The Artist non avesse stravinto la notte degli Oscar, adesso non staremmo qui a raccontarvi dal Torino Film Festival di Blancanieves, pellicola spagnola di Pablo Berger, presentata alla kermesse cinematografica piemontese nella sezione Festa Mobile. Sì, perché, nonostante il progetto di Blancanieves sia antecedente a The Artist, senza il successo di quest'ultimo, sicuramente il film non avrebbe potuto disporre dei soldi necessari alla sua realizzazione. 

Il 2012 comunque sarà ricordato proprio come l'anno della principessina dalla pelle bianca e dai capelli color dell'ebano, dato che proprio quest'anno sono usciti nei cinema di tutto il mondo due film ispirati alla fiaba dei fratelli Grimm, ovvero Biancaneve e il cacciatore e Biancaneve. Insomma come da tradizione, il mondo del cinema rispolvera qualche vecchia fiaba e al momento, a quanto pare, Biancaneve è quella che va per la maggiore (con La bella addormentata, pronta a dichiararle guerra, dato che presto uscirà Maleficient di Tim Burton ispirato alla favola di quest'altra celebre principessina).

Il lavoro di Pablo Berger comunque differisce dagli altri due film, usciti nelle sale, il primo motivo è che molto probabilmente non lo vedremo mai nei cinema italiani (a meno che Hollywood non decida di consegnare alla Spagna, la celebre statuetta). In secondo luogo per la scelta stilistica di proporre un film in bianco e nero, nonostante anche questa sembra essere (almeno negli ambienti radical chic) la moda del momento, più del 3D. E poi anche per il modo in cui è stata realizzata la sceneggiatura, che non punta al magico, ma racconta la storia di una ragazza, Carmen, figlia di un celebre torero a Siviglia negli anni '20. Per sfuggire alla matrigna Encarna, la ragazza fugge con un gruppo di sette nani toreri. Ovviamente Berger è riuscito nell'impresa di seguire punto per punto la fiaba dei fratelli Grimm, senza snaturarla, apportando solo qualche piccola modifica per adattare al mondo reale dove non esiste la magia.  

COMO ESTRELLAS FUGACES: RECENSIONE


Anna Di Francisca, regista italiana, ha presentato quest'anno al Torino Film Festival la sua nuova commedia dal titolo Como estrellas fugaces. Como estrellas fugaces, ovvero come stelle cadenti, racconta la storia di uno dei migliori compositori italiani e del panorama internazionale che non vuole più accettare stupidi lavoretti, solo per fare quattrini. Decide allora di andare a trovare un suo amico spagnolo, che vive in un piccolo villaggio, grazie al quale l'uomo vorrebbe ritrovare una certa serenità e magari ricucire il rapporto con sua figlia Alice. Una serie di eventi, lo porteranno a dirigere il coro della Chiesa, nonostante un primo rifiuto, anche se poi ritroverà, grazie proprio a questa nuova esperienza, nuova linfa vitale.

Il film è una commedia agrodolce, che possiamo tranquillamente inserire nel novero della nuova commedia all'italiana, anche se questa volta la maggior parte delle scene sono state girate in Spagna ed in lingua spagnola. A colpire comunque, forse ancor di più della storia, è certamente il cast di Como estrellas fugaces, capitanato da Miki Manojlovic e la sempre brava ed affascinante Maribel Verdù, oltre al nostro Neri Marcorè, che interpreta il ruolo di un barbiere e regala allo spettatore una grande prova attoriale anche in una lingua straniera.  

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