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venerdì 10 giugno 2011

X-MEN: L'INIZIO - RECENSIONE

Postato anche su Film4Life...

Per portare nuovo splendore nei polverosi fumetti Marvel che raccontano le vicende dei mitici X-Men, la Fox si affida al regista Matthew Vaughn, al suo secondo lavoro con i fumetti, dopo il bellissimo “Kick-Ass”. “X-Men: L’inizio”, come si può ben intuire dal titolo, è un prequel, che racconta l’amicizia tra il Professor X (James McAvoy) e Magneto (Michael Fassbender) e del loro tentativo di salvare il mondo con una squadra di mutanti dalla guerra mondiale, durante il periodo della crisi dei missili di Cuba. I due mutanti, che nella trilogia sono acerrimi nemici, devono combattere un nemico comune: Sebastian Shaw, interpretato dal bravissimo Kevin Bacon, che ha intenzione di sostituire la razza umana con quella dei mutanti. 

La pellicola procede spedita verso questa direzione, mettendo più in risalto la lotta con questo nemico comune che il rapporto d’amore/odio che hanno Professor X e Magneto e che li porterà a scontrarsi negli anni a venire. Infatti, un merito, che ha “X-Men: L’inizio”, è quello di stimolare la mente del telespettatore ignaro di ciò che accadrà nel futuro dei due meravigliosi mutanti, portandolo a scoprire “X-Men”, “X-Men 2”e “X-Men: Conflitto finale”, dei primi anni 2000 

Chi non rimarrà deluso sono proprio gli estimatori della saga, qualche remora invece la possono muovere tutti quelli che non hanno proprio a cuore i mutanti. Il problema principale è tutto nella sceneggiatura. Questi bravi attori di nuova generazione (Nicholas Hoult, Caleb Landry Jones, Zoe Kravitz) e quelli ormai affermati (James McAvoy,. Michael Fassbender, Kevin Bacon, January Jones) sono costretti a pronunciare frasi e afforntare dialoghi scontanti, banali e al limite del sopportabile: non siete stanchi anche voi di sentire che la forza bisogna cercarla dentro di sé? E poi soprattutto la pellicola si velocizza troppo nel finale, non approfondendo bene gli argomenti proposti. 

Per il resto il film è impeccabile come regia, montaggio, sonoro: un livello altissimo che porta in secondo piano tutti i difetti analizzati. Considerando tutto questo e in attesa dei dati dal botteghino worldwide, sicuramente aspettiamoci un “X-Men: Second Class” da gustare con gli occhialini 3D, dato che per questo ce li hanno risparmiati.

martedì 9 novembre 2010

FISH TANK: RECENSIONE


Con questa pellicola la regista Andrea Arnold, vincitrice del Premio Oscar nel 2005 per il Miglior Cortometraggio, ci trasporta nella provincia inglese per raccontarci la miseria, il degrado e la desolazione delle periferie delle città moderne. “Fisk Tank”, vincitore del Premio della Giuria del Festival di Cannes 2009 e del Riff Awards 2010, cerca di dare a queste piccole realtà una sorta di riscatto “poetico”. La pellicola racconta le vicende di Mia, una quindicenne inglese dall’adolescenza difficile e con una passione smisurata per l’hip hop. La vita di Mia subirà una svolta quando uno degli amanti occasionali della madre, Condor, comincerà a credere nelle sue doti, spingendola ad inviare unvideo per un’audizione. L’innamoramento nei confronti di un uomo più grande, che crede in lei, è inevitabile. A differenza dei più colossali “Step Up” & co., la pellicola della Arnold scava a fondo nella psicologia dei personaggi, soprattutto quello della protagonista, non rimanendo nella superficialità del cinema per teenagers. Il film, grazie alla dovizia dei particolari con cui racconta questo spaccato della società moderna, si inscrive in quel filone del cinema sociale britannico che cerca di rintracciare una speranza e donare la gioia di andare avanti anche nelle situazioni più disparate. Il tutto è supportato da una buona regia, con molta macchina a spalla e volutamente sporca, che ricorda molto il Jonathan Demme di “Rachel sta per sposarsi” e in qualcosina (vedi colonna sonora volutamente registrata in presa diretta) anche Lars Von Trier. E fin qui le note positive! Purtroppo la pellicola rivela delle mancanze a livello di sceneggiatura, nonostante gli splendidi dialoghi intenzionalmente scurrili; se la prima parte del film sembra spiccare il volo lasciando immaginare grandi cose, sul finale precipita bruscamente al suolo scadendo nella banalità e nell’ovvietà. È il personaggio di Condor (lo statuario Michael Fassbender) a venir trattato più “superficialmente”: sarebbe dovuto essere il perno dell’azione ma finisce per risultare “affrettato” (come le sue azioni) e poco strutturato. Discutibile anche la scelta del formato: il televisivo 4:3, rispetto al più cinematografico 16:9. Applausi infine per l’attrice che interpreta Mia, Katie Jarvis, perché la sua disinvoltura davanti alla macchina da presa, le consentiranno di avere un futuro roseo nel mondo della celluloide.

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