Visualizzazione post con etichetta ALESSANDRO GASSMAN. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta ALESSANDRO GASSMAN. Mostra tutti i post

venerdì 18 febbraio 2011

IL PADRE E LO STRANIERO: RECENSIONE

Postato anche su Film4Life... 

Ricky Tognazzi torna dietro la macchina da presa, confrontandosi con il difficile tema dell’integrazione. Tratto dall’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo “Il padre e lo straniero” racconta la storia di Diego, un uomo deluso e carico di rancore, che conosce un uomo siriano, Walid, padre di un figlio handicappato. Questa strana, quanto misteriosa amicizia porterà Diego, interpretato da Alessandro Gassman, a riavvicinarsi alla propria famiglia. Tognazzi, dopo aver commosso con “Io no?” e convinto pubblico e critica con “Canone Inverso”, non convince del tutto. Forse il problema più che a livello di regia, lo si riscontra nella storia. Proporre al cinema uno scrittore come De Cataldo, che ha curato il soggetto della pellicola, non è impresa semplice. Bisognerebbe quasi rassegnarsi all’idea che i romanzi non possono trovare uno sfogo naturale al cinema. Già perché nonostante la buona regia e l’ottima recitazione, “Il padre e lo straniero” non coinvolge lo spettatore, lasciandolo freddo ed indifferente alle vicende che scorrono fotogramma dopo fotogramma. La commedia sentimentale, che riempie la prima parte del film, finisce per abbandonarsi con la scelta scellerata di risolvere il tutto in un action spionistico, che rende il film equiparabile alla peggior fiction televisiva italiana di genere. Alla fine si ha proprio l’impressione di aver visto un documentario all’inizio per poi aver pagato il biglietto per un thriller, che alla fine non è nemmeno ben strutturato. “Il padre e lo straniero” è forse troppo. Poteva essere un buon prodotto, ma la voglia di addentrarsi in tanti temi, che forse era meglio lasciar perdere, lo rende il solito film italiano: interessante, ma non memorabile!

lunedì 22 novembre 2010

LA DONNA DELLA MIA VITA: RECENSIONE

Postato anche su Film4life.org...

Esiste in Italia una tipologia di commedie che potremmo definire ibride, che vogliono far riflettere ridendo. Il problema è che, volgendo lo sguardo alla “commedia all’italiana” degli anni Sessanta, pretendono di essere anche film d’autore, pur riuscendo malamente o per nulla nel tentativo. In questa categoria possiamo facilmente inserire La donna della mia vita, l’ultimo lavoro di Luca Lucini. Alla sua quinta commedia il regista si ispira ad un soggetto della Comencini, affida una parte al suo attore feticcio (il gieffino Luca Argentero), gli affianca un fratello con le fattezze di Alessandro Gassman e gli fa contendere una campionessa di incassi come Valentina Lodovini. Senza andare troppo a fondo con i giudizi estetici, la pellicola non funziona soprattutto sotto un punto di vista: la scrittura dei personaggi. Dove sono le motivazioni che spingono all’azione? Dov’è l’arco di trasformazione, che in George Cukor, a cui Lucini ha dichiarato più volte di ispirarsi, avviene in modo sempre diverso e geniale? Semplicemente assente! La donna della mia vita è una sempliciotta commedia delle bugie, in cui non accade nulla, il lieto fine è scontato e gli equivoci, che dovrebbero tenere vivo l’interesse dello spettatore, annoiano da morire, perché fin troppo banali. Il livello più basso però lo toccano gli sciatti dialoghi, seguiti dalla recitazione grottesca di Argentero della prima parte del film; troppo grottesca per accettare la metamorfosi finale del suo personaggio. Il cinema italiano si vanta tanto di riuscire sempre a creare con le sue sceneggiature una stupenda ed immediata empatia tra i protagonisti e lo spettatore, questa volta però non realizza questo miracolo. Dopodichè non è assolutamente detto che l’opera sia un disastro al botteghino. Meglio sorvolare infine sulla pessima scelta di inserire marchi pubblicitari in ogni dove, nei posti e nei momenti più assurdi e meno opportuni; si dice che il cinema sia in crisi: forse anche questo è un modo per racimolare soldi! Certo, non aspettatevi di riflettere sul fascino dell’alta borghesia italiana di inizio millennio. Ma se proprio volete farlo il giudizio sarà una bocciatura morale inevitabile.  

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...