lunedì 22 novembre 2010

LA DONNA DELLA MIA VITA: RECENSIONE

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Esiste in Italia una tipologia di commedie che potremmo definire ibride, che vogliono far riflettere ridendo. Il problema è che, volgendo lo sguardo alla “commedia all’italiana” degli anni Sessanta, pretendono di essere anche film d’autore, pur riuscendo malamente o per nulla nel tentativo. In questa categoria possiamo facilmente inserire La donna della mia vita, l’ultimo lavoro di Luca Lucini. Alla sua quinta commedia il regista si ispira ad un soggetto della Comencini, affida una parte al suo attore feticcio (il gieffino Luca Argentero), gli affianca un fratello con le fattezze di Alessandro Gassman e gli fa contendere una campionessa di incassi come Valentina Lodovini. Senza andare troppo a fondo con i giudizi estetici, la pellicola non funziona soprattutto sotto un punto di vista: la scrittura dei personaggi. Dove sono le motivazioni che spingono all’azione? Dov’è l’arco di trasformazione, che in George Cukor, a cui Lucini ha dichiarato più volte di ispirarsi, avviene in modo sempre diverso e geniale? Semplicemente assente! La donna della mia vita è una sempliciotta commedia delle bugie, in cui non accade nulla, il lieto fine è scontato e gli equivoci, che dovrebbero tenere vivo l’interesse dello spettatore, annoiano da morire, perché fin troppo banali. Il livello più basso però lo toccano gli sciatti dialoghi, seguiti dalla recitazione grottesca di Argentero della prima parte del film; troppo grottesca per accettare la metamorfosi finale del suo personaggio. Il cinema italiano si vanta tanto di riuscire sempre a creare con le sue sceneggiature una stupenda ed immediata empatia tra i protagonisti e lo spettatore, questa volta però non realizza questo miracolo. Dopodichè non è assolutamente detto che l’opera sia un disastro al botteghino. Meglio sorvolare infine sulla pessima scelta di inserire marchi pubblicitari in ogni dove, nei posti e nei momenti più assurdi e meno opportuni; si dice che il cinema sia in crisi: forse anche questo è un modo per racimolare soldi! Certo, non aspettatevi di riflettere sul fascino dell’alta borghesia italiana di inizio millennio. Ma se proprio volete farlo il giudizio sarà una bocciatura morale inevitabile.  

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