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sabato 9 aprile 2011

RIO: RECENSIONE

Postato anche su Film4life... RECENSIONE NUMERO 100!!!



Il regista Carlos Saldanha, dopo i successi della serie de “L’era glaciale”, si sofferma ancora una volta sugli animali umanizzati con “Rio”, trasferendo l’azione nella colorata e musicale città di Rio de Janeiro e la lussureggiante foresta amazzonica. 

Blu è un raro esemplare della sua specie nato in Brasile, ma che per una sfortunata serie di eventi - per colpa dell’avida e senza scrupoli razza umana - si ritrova in una fredda cittadina del Minnesota dove vive con la sua padroncina. Dopo 15 anni scopre che è l’unico pappagallo maschio della sua specie e che, per salvare la sua specie dall’estinzione, deve compiere un viaggio a Rio per conoscere Jewel, unico esemplare femmina. Questo l’incipit di una scontata sceneggiatura. 

Ciò che salta subito agli occhi è la voglia di musical. Un po’ come i film disneyani (prima o poi tutti si devono confrontare con lo zio Walt!), l’azione si sviluppa con intermezzi musicali che, purtroppo, rimangono troppo isolati rispetto alla narrazione e risultano alla fine fastidiosi e poco congrui alla pellicola. Certo il doppiaggio italiano ha giocato d’astuzia, calando l’asso Mario Biondi, che rende giustizia a qualche musichetta troppo infantile, per poter interessare un pubblico al di sopra dei 7 anni. 

Perché non funziona la storia e non è all’altezza delle sceneggiature de “L’era glaciale”? Semplice, perché non c’è una vera storia. Sullo schermo scorrono frame e scene tratti da altri film, attaccati insieme per arrivare al lieto fine, fin troppo scontato. Sarebbe necessario ricordare a tutti gli sceneggiatori di oltre oceano che il detto “risolverai i tuoi problemi con il cuore e non con la testa” è troppo anni ’80, per funzionare nel 2011. Certo il livello della grafica 3D e dei personaggi realizzati con la computer grafica è davvero ad altissimi livelli, ma questo lascia ancora di più l’amaro in bocca perché “Rio” è un’occasione sprecata. 

Infine bisogna fare i complimenti ai doppiatori italiani, stranamente tutti all’altezza del proprio ruolo: Fabio De Luigi, Victoria Cabello, Pino Insegno, Mario Biondi e gli outsider Emilio Carelli (direttore di Skytg24) e il mitico Josè Altafini.

giovedì 25 novembre 2010

RAPUNZEL - L'INTRECCIO DELLA TORRE: RECENSIONE

Postato anche su Film4Life...


La Disney convola alle nozze d’oro insieme a “Rapunzel - l’intreccio della torre”, il cinquantesimo capolavoro animato sfornato dagli Studios, fondati dallo zio Walt, ormai quasi cento anni fa. La sera del 21 dicembre 1937, un perfezionista assoluto come Walt Disney realizzava il suo sogno: far debuttare una principessina pallida sul grande schermo. Il suo nome è Biancaneve, la protagonista del primo lungometraggio d’animazione nella storia del cinema. Oggi a distanza di 73 anni la magia, creata da quei fotogrammi, si rinnova grazie ai venti metri di capelli illuminati di Rapunzel. Dopo “La Principessa e il ranocchio”, la Disney re-interpreta un’altra favola classica, riadattando però magnificamente il tutto al gusto moderno, per non deludere le aspettative del pubblico dei nostri tempi. La Disney insomma è tornata a fare la Disney. Non potendo competere con le “cattive” vicende dalla Dreamworks, la storia punta tutto sullo stile fiabesco, come del resto ci si aspetta da uno script disneyano. Rapunzel è infatti un distillato di storia, un omaggio, una celebrazione del cartone Disney, come è anche giusto che sia date le circostanze di festa: 50 lungometraggi vanno festeggiati nel migliore dei modi. E in quest’opera (ri)troviamo tutti i temi tanto cari allo zio Walt. Si parte dal normale passaggio dall’adolescenza all’età adulta, attraverso la costruzione di un’identità, anche sessuale, tramite l’esperienza diretta, l’avventura. Ma non mancano nemmeno la voglia di libertà e soprattutto la ribellione ad una madre nastratrice di perfetta ascendenza disneyana. “Rapunzel” è un’esplosione di avventura e commedia, che non rinuncia alla parte musical, che ha reso la Disney diversa ed unica nel tempo. Nella versione italiana a prestare la voce ai due personaggi principali ci pensano il coriaceo e poliedrico Giampolo Morelli e una straordinaria Laura Chiatti - a cui verrebbe da dire, in linea con la magia del cartone: “Hai trovato la tua strada… non mollare il doppiaggio!” La pellicola realizzata da Nathan Greno e Byron Howard però è anche una rivincita sul 3D, nonostante la maggior parte dei cinema vi proporrà gli occhialetti. Per rivincita sul 3D, intendiamo la vittoria della matita sul computer. “Rapunzel – L’intreccio della torre” sfrutta magnificamente le potenzialità del digitale, però sempre avendo come base la mano umana e tanto olio di gomito. Del resto come non apprezzare l’animazione? Maximus, il cavallo segugio, sembra vero. Infine Rapunzel è Ariel, Quasimodo, Aladdin, Belle, Cenerentola, Biancaneve: insomma la nuova eroina ha dentro sé il background perfetto per permettere agli Studios di affrontare con il giusto ottimismo prima il botteghino e poi il futuro.

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