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venerdì 30 novembre 2012

CI VEDIAMO A CASA: RECENSIONE


Realizzare un film non è semplice: si sa. Assodato ciò, Ci vediamo a casa di Maurizio Ponzi è una di quelle pellicole che non ha ragione di esistere. L'idea che sta alla base del film è molto semplice, ma per certi versi anche molto originale, per il cinema italiano, dato che nessuno affronta mai i problemi della società. La storia infatti ruota intorno a tre coppie, molto diverse tra loro, ma unite da uno stesso problema: la ricerca di una casa nella quale vivere insieme.

Peccato che però questo assunto di base venga più volte trascurato nel corso della narrazione, per una sceneggiatura che cerca di dar spazio più al modo e ai luoghi in cui personaggi fanno l'amore (a volte tra l'altro ai limiti della pornografia, con scene di sesso esplicito davvero evitabili).

Siamo di fronte al solito film italiano, quello che ormai chiamano tutti la nuova commedia all'italiana. Peccato che di battute nel film ce ne siano davvero poche e la risata vien fuori dalla bocca per le assurdità delle situazioni. Sì, perché molte cose che accadono in Ci vediamo a casa sono davvero inverosimili e il grande schermo non dovrebbe cercare di riprodurre il vero?

Vilma e Franco vivono in periferia: vorrebbero un po’ di intimità, ma una casa tutta loro resta un sogno: così, pur di vivere insieme, accettano l’ospitalità di Giulio, un amico pensionato che ha un debole per Vilma. Gaia e Stefano, invece, si sono appena conosciuti al circolo del tennis e di problemi economici non ne hanno: lei sta arredando il suo nuovo loft, lui vive la sua vita da scapolo impenitente. Più per necessità che per convinzione, la ragazza è costretta a trasferirsi a casa di Stefano, dove entrambi scopriranno di non essere proprio fatti per vivere sotto lo stesso tetto.

Anche Enzo e Andrea si frequentano da poco: il primo cerca lavoro e intanto vive a casa con la madre e per hobby canta in un coro, il secondo fa il poliziotto e dorme in caserma. Tutto sembra andare alla perfezione, se non fosse per qualche indagine di troppo e per quella madre molto ingombrante. Nel cast del film figurano: Ambra Angiolini, Myriam Catania, Antonello Fassari, Giulio Forges Davanzati, Edoardo Leo, Giuliana De Sio, Primo Reggiani e Nicolas Vaporidis.

Infine ciò che rimane è solo un dubbio: chi è che decide al Ministero a chi assegnare i fondi per realizzare i film? Perché davvero di film del genere non se ne può davvero più!

lunedì 8 novembre 2010

TUTTO L'AMORE DEL MONDO: RECENSIONE


Tutto l’amore del mondo” è una commedia italiana… inutile girarci troppo intorno. Anzi, i personaggi sono le solite macchiette stereotipate come ti aspetti nella commedia italiana scritta, diretta ed interpretata per riportare le orde di dodicenni al cinema. Il film narra le vicende di Matteo (Nicolas Vaporidis) che, per salvare la libreria di famiglia, intraprende un viaggio attraverso il vecchio continente per scrivere una guida turistica per innamorati, insieme al fotografo Ruben (Alessandro Roja), che ha invitato un’amica (Myriam Catania) conosciuta su internet che, a sua volta, convince Anna (Ana Caterina Morariu) ad accompagnarla in questa avventura. L’idea alla base della storia, il raod movie, attraverso i luoghi romantici d’Europa, non è certamente il massimo dell’originalità: lui (Matteo) e lei (Anna) si innamorano, ma lei è la promessa sposa di un giovane rampollo della alta società. Visto e rivisto mille volte. Un viaggio che dovrebbe essere esistenziale, dove ognuno dovrebbe mettere in gioco se stesso, il proprio io, venendo a contatto con nuove realtà: anche se tutto questo è solo accennato e lo si può solo intuire. Le scenografie però sono meravigliose e fanno accettare gli episodi della struttura narrativa, a volte, a dir poco, “incredibili” (nel senso che molte delle cose che accadono non sono credibili e/o possibili e/o realizzabili: fate attenzione alle valigie!). Comunque è un viaggio attraverso mete affascinanti: la movida di Barcellona, il romanticismo di Parigi, la magia di Loch Ness e infine la sballatissima Amsterdam. La colonna sonora è invece perfettamente azzeccata: hit dell’anno scorso e canzoni originali di Michele Braga sono le giuste melodie per questa avventura. A spiccare nel cast sono gli attori di “vecchia data”: Montesano eRubini sono figure di padri improbabili dalla morali scontata (dare sempre una seconda chance oppure la vita è una mano fortunata a poker, tanto per citare Jack Dawson). Tratto da una pièce teatrale di Massimiliano Bruno (che ha curato anche la sceneggiatura), l’opera prima del regista Riccardo Grandi non è nulla di esaltante. Se il film ha un merito è quello di mettere nello spettatore la voglia di partire con lo zaino in spalla all’avventura, senza meta.

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