domenica 10 febbraio 2013

THE SESSIONS: RECENSIONE


Chi è Mark O'Brien? In Italia forse in pochi lo conosceranno, eppure Mark O'Brien è stato un poeta e giornalista americano, famosissimo in patria tra la fine degli anni Ottanta e la prima metà degli anni Novanta. A raccontarci la sua storia ci pensa il regista Ben Lewin, con un film, dal titolo The Sessions, presentato nella sezione Festa Mobile al Torino Film Festival.

Mark O'Brien non è solo un poeta e giornalista, ma è anche un uomo che a causa della poliomelite, malattia che lo ha colpito nell'infanzia, passa tutta la vita disteso su di un letto, con un polmone d'acciaio che gli permette di vivere e la possibilità di poter muovere solo la testa e parlare. Eppure ciò che The Sessions ci racconta altro non è il desiderio, che l'uomo ha giunto all'età di 38 anni: perdere finalmente la sua verginità.

La pellicola prende spunto infatti da un articolo di giornale scritto da O'Brien stesso dal titolo On Seeing a Sex Surrogate, in cui il poeta racconta la sua esperienza proprio con una donna surrogato, che nella vita aiuta proprio le persone a risolvere i propri problemi sessuali, non solo parlando, come farebbe un semplice sessuologo, ma anche praticando sesso a tutti gli effetti con i clienti. Ecco quindi entrare nel vivo della storia, Ben Lewin ci fa scoprire un modo diverso di concepire la nostra realtà, facendoci riflettere su quanto siamo fortunati ad avere una vita normale. La storia però non ha uno stile solo drammatico, nonostante il protagonista sia un diversamente abile che non ha la possibilità di fare le cose più semplici senza l'aiuto di qualcuno, ma, come succede spesso in film del genere (vedi Lo Scafandro e la Farfalla), il tono è spesso ironico e divertito, quasi un'ode alla gioia di vivere, nonostante sia un'esistenza “misera”.

In The Sessions ci sono tanti temi: ovviamente c'è il sesso e tutti i risvolti che esso comporta a livello di coppia, con i personaggi che raccontano al protagonista quella che tutti considerano la normalità; ma c'è anche tanta spiritualità e tante discussioni religiose, proprio intorno all'opportunità o meno di fare sesso con quella che non è che una prostituta, nonostante svolga un ruolo più nobile (del resto il migliore amico di O'Brien è il suo prete e confessore); e c'è soprattutto il tema universale dell'amore, a cui tutti gli esseri umani aspirano. Una pellicola che fa riflettere e che, una volta usciti dalla sala, lascia l'amaro in bocca, sia perché si crea subito una certa empatia con tutti i personaggi, sia perché alla fine si può imparare qualche cosa da un uomo che ha vissuto appieno ogni istante della sua vita, nonostante fosse bloccato su di un letto.

John Hawkes, che interpreta Mark O'Brien, e Helen Hunt, nel ruolo della donna surrogato, sono straordinari e regalano al pubblico una prova di recitazione ad livelli altissimi. Un film gradevole.  

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