Robin Hood!... Chi non conosce Robin Hood? La materia su cui lavorare per il terzetto Scott-Crowe-Blanchett era ardua e variegata e quello che hanno tirato fuori, da questo lunghissimo film, è la prima parte di vita di quello che poi sarebbe diventato il fuorilegge positivo più famoso del mondo. Del resto sir Robin Hood è uno dei personaggi più amati e abusati dal mondo del cinema e anche i più o meno illustri predecessori rendono scomodo qualsiasi paragone con questa nuova trasposizione. Si passa dal fascino tutto english di Sean Connery, per lo sguardo accattivante e terribilmente yankee di Kevin Costner, attraversando il baffetto sexy di Errol Flynn ed il caschetto castano di Michael Pread, citando le divertenti e demenziali avventure create da Mel Brooks, fino all’interpretazione del ladro gentiluomo di Douglas Fairbanks risalente addirittura al 1939 e per non farsi mancare nulla la mitica volpe dei cartoni animati dello zio Walt. L’obiettivo, non tanto celato, per quanto riguarda questo nuovo Robin (Cr)Hood è quello di svecchiare quanto meno il personaggio e anche di umanizzarlo. Già dal plot si capisce che non si tratta della solita pellicola sul fuorilegge, bensì su come Robin Longstride, un semplice arciere di sua maestà Riccardo Cuor di Leone, al ritorno dalle crociate si sia ritrovato improvvisamente Sir Robert di Loxely e poi successivamente Robin Hood. Questa pellicola in pratica finisce dove solitamente iniziano le altre. Non aspettatevi il motto “Rubo ai ricchi per dare ai poveri”, ma piuttosto un urlo di battaglia (simile a tutti i monologhi pre-guerra di tutti i film) che suona con un “ribellarsi e ribellarsi ancora, finché gli agnelli diventeranno leoni”. In questo caso infatti sir Ridley Scott avrebbe fatto meglio a intitolare il suo film “Robin… avant Hood” oppure “Robin Hood Begins”, giusto per non prendere in giro il pubblico. Nessuna pecca a livello di regia, che risulta perfettamente conforme al tipo di storia che si sta mostrando. Ad essere (e vogliamo esserlo) pignoli c’è da segnalare un ridimensionamento colossale di tutti i protagonisti consueti della vicenda: Little John, Fra’ Tuck, il cattivissimo sceriffo di Nottingham sono a malapena citati e raccontati e questo è un vero peccato! Certo, i temi non sono molto originali e anzi molto molto simili a quelli trattati ne “Il gladiatore”: l’eroe senza macchia che lotta per la libertà, ma è proprio quello che ogni spettatore chiede a un filmone epico come questo, che però non rinuncia ad un tocco vintage, per nulla scontato. Ad incantare inoltre c’è una stupenda signora del cinema, Cate Blanchett, che interpreta una Lady Marian ‘sprincipizzata’ e resa una vera donna del XII secolo, moglie di un proprietario terriero, più preoccupata del grano da seminare che dei gioielli da indossare. Una certezza: se dovesse andare splendidamente bene al botteghino, aspettatevi un sequel, perché ci sono tutti i motivi per farlo. Certo, forse senza il bel Russell, che è sempre più in là con gli anni.
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