Quando si parla di Silvio Berlusconi l’attenzione dei media è sempre altissima. Non poteva essere altrimenti per “Draquila – L’Italia che trema”, nuova docu-fiction con Sabina Guzzanti ritorna al cinema cinque anni dopo il divertente e satirico “Viva Zapatero”. Film assolutamente fazioso e contro tutte le politiche messe in campo dall’attuale governo italiano, accusato, con tanto di prove e di intercettazioni telefoniche originali, di aver sfruttato una tragedia, come il terremoto del 6 aprile 2010 nella bellissima città de L’Aquila, per lucrare. A finire sul banco degli imputati, oltre al Presidente del Consiglio dei Ministri, anche il “compare” Guido Bertolaso, capo della (strapotente!) protezione civile italiana, immischiata in tutti i fatti, attraverso delle sconvolgenti ordinanze. Tutto inizia con una camminata notturna del sindaco del capoluogo abruzzese nella sua città, l’Aquila ferita, che ancora oggi, ad un anno di distanza, non esiste. Del resto il legislatore ha preferito puntare alla costruzione di New Town piuttosto che riparare gli edifici che ancora oggi stanno lì in piedi e che avrebbero davvero bisogno di poche migliaia di euro per ritornare agibili. Lo scandalo edilizio, che passa per le costruzioni del G8 a La Maddalena, e quindi quello della protezione civile, sono raccontati in modo fluido e non lasciano indifferenti, soprattutto grazie alle tante interviste (prime fra tutte quelle al magistrato Antonio Ingroia e Massimo Ciancimino a proposito dei finanziamenti mafiosi per la costruzione di Milano 2) e testimonianze dei terremotati che arricchiscono la narrazione. Del resto questa protezione civile, dai poteri assoluti quando si tratta di grandi eventi (e grande evento è ciò che il governo decide che sia un grande evento) o durante le emergenze (sfiorato il tema rifiuti di Napoli), è, come è definita nel film, il “braccio armato ed economico di questo governo”, ed dopo la visione avrete proprio questa sensazione. Il racconto può essere accusato di essere fazioso, di parte; ma quello che ci si chiede è: “Quale parte?” La sinistra? No! Solo la parte dei cittadini e della verità. Quello che la Guzzanti fa è testimoniare che esiste un’altra campana, diversa e completamente opposta alla realtà che tutti i santi giorni i telegiornali e i programmi televisivi ci propongono. Un anno di politica italiana, di fatti italiani, raccontati attraverso la voce di una (ex) “comica”. Molto ci sarebbe da dire, ma sarà bello per lo spettatore scoprire da solo le “magagne” e tutto ciò che c’è dietro il terremoto più mediatico d’Italia. Dalla Guzzanti ti aspetti della pura satira, scenette con lei mascherata da Berlusconi, ma in realtà, a parte una sola volta all’inizio del film, l’attrice/regista si concede davvero poco spazio per le sue performance e preferisce essere la voce narrante di una pellicola forte come un pugno nello stomaco. È tra la gente, parla con la gente e diventa giornalista d’assalto, di una controinformazione che è praticamente assente (se non giusto in un paio di programmi) dalle nostre televisioni e/o giornali. “Un’altra Italia è possibile”, recitava uno slogan in campagna elettorale del PD, peccato che il primo partito di opposizione sia sempre assente dalla scena e accusato di essere praticamente morente. Ovviamente si ride e si possono apprezzare delle illustrazioni fumettistiche di alta levatura; certo la risata è amara, pirandelliana, circondata da episodi che fanno riflettere e lasciano senza parole. Tra gli episodi di spicco la consegna delle case agli sfollati: case che hanno tutti i comfort (dallo spazzolone per pulire il wc, alle pentole, alle lenzuola, ecc…), ma dove gli inquilini sono ospiti, dato che non possono nemmeno avere la facoltà di decidere se mettere o meno un quadro al muro, perché un chiodo rovinerebbe l’opera, anzi il miracolo (!) come è passato dalle tv di Berlusconi. Prove generali di dittatura? Beh, c’è da fare molta attenzione, da stare sull’attenti. La certezza è che la pellicola valicherà i confini italiani e sarà presentata fuori concorso al Festival di Cannes, dove ha tutta l’intenzione di lasciare il segno.
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