martedì 10 dicembre 2013

SNOWPIERCER: RECENSIONE


Postato anche su Four Magazine...

Bong Joon-ho arriva al Festival Internazionale del film di Roma 2013 con un film post-apocalittico, Snowpiercer, ambientato interamente su di un treno che gira a tutta velocità il mondo, dopo che un disastroso climatico, causato dall’uomo, ha fatto precipitare il pianeta in una nuova era glaciale. La vita, o meglio ciò che rimane della vita che conosciamo oggi, esiste solo sui vagoni di questo treno, dove diciassette anni prima hanno trovato la salvezza i pochi e fortunati esseri umani, riusciti a comprare un biglietto per imbarcarsi. La società che vive sulla locomotiva è divisa in tre sezioni, che richiamano ovviamente alla divisione per classi, a cui ci ha abituato la storia del genere umano. La vicenda narrata in Snowpiercer è proprio concentrata tutta sull’eterna voglia di rivalsa e di riscatto della terza classe, che aspira, con le sue utopiche rivoluzioni, a sovvertire lo status quo: di sezione in sezione, di livello in livello, come in un videogioco, nel disperato tentativo di raggiungere il vertice e cambiare le cose, con un nuovo ordine.
Chris Evans, distaccandosi parecchio dalle sue precedenti interpretazioni, incarna un leader carismatico, ma al tempo stesso tormentato e dal passato oscuro, che ha accumulato odio e rabbia nei confronti di Wilfred (Ed Harris), il costruttore del mistico treno e che ha ormai come unico scopo nella vita quello di ucciderlo. A far da contorno a questo plot principale, che richiama un particolare rapporto padre-figlio, spesso affrontato sul grande schermo, ci sono una serie di figure, che aiutano il film ad uscire dai canoni del blockbuster,per essere più autoriale e intimo, dato che si riflette, in modo abbastanza problematico sulle sorti del genere umano e sulla società. Spiccano su tutti, che Tilda Swinton dimostra, se mai ce ne fosse ancora bisogno, di essere un’attrice incredibile, poliedrica e trasformista, recitando la parte del perfido ministro Octavia Spencer, super visore dell’ordine all’interno del treno e John Hurt, mentore ed eroe del passato della terza classe.
La narrazione procede spedita tra azioni violente e malesseri psicologici dei personaggi e raggiunge l’apice nel catastrofico e per nulla scontato finale, che regala comunque un barlume di speranza, una nuova via, un nuovo inizio.

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