domenica 26 giugno 2011

BALLA COI LUPI: RECENSIONE

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Durante la Guerra di Secessione degli Stati Uniti d'America John Dunbar, un ufficiale, dopo aver tentato il suicidio, chiede di essere inviato in un lontano posto dal fronte, nelle praterie abitate dai Sioux  Dunbar passa il primo mese con la sola compagnia del cavallo Sisko, di un lupo e del suo diario, dove annota tutto quello che vede e gli succede. La sua vita si evolverà nel momento in cui andrà a vivere con i Sioux, dove ritroverà un nuovo motivo per vivere. Dall’amore, all’amicizia, dal rispetto, alla pace interiore con il suo passato, John Dunbar riuscirà a farsi accettare in una realtà totalmente diverse da quella da cui proviene, riuscendo a diventare un vero guerriero indiano, Balla coi Lupi, un nuovo nome, per una rinascita.

Kevin Costner regista e protagonista di “Balla coi lupi”  racconta una parte della storia dell’America in modo realistico, senza fronzoli e senza esasperare cattiveria degli indiani, non racconta una mondo per stereotipi, come tendono a fare i western. In un periodo in cui si stavano formando gli Stati Uniti d’America, un altro mondo stava per sparire del tutto: i nativi americani e la loro millenaria cultura. Infatti terminata la guerra fratricida, l’uomo moderno, gli Yankees, volgeranno il loro occhio verso queste popolazioni, relegandole a piccolissime comunità, ormai quasi estinte. 
 
Il modo di affrontare la materia in mano a Costner è epico, ma al tempo stesso equilibrato, come il popolo dei Sioux, dove il protagonista trova la sua strada in questo mondo. L’uomo e la natura sono i veri protagonisti di questo lavoro e la loro difficile battaglia di connivenza. Sette premi Oscar e un successo planetario, rendono “Balla coi lupi” una di quelle opere da vedere almeno una volta nella vita. 

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