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I corpi estranei segna il ritorno di Mirko
Locatelli al cinema narrativo, dopo che negli ultimi anni il regista
si è principalmente occupato di documentari. La pellicola, presentata in
concorso all’ottava edizione del Festival Internazionale del film di
Roma, racconta la storia di Antonio (Filippo Timi)
che parte alla volta di Milano per curare Pietro, il figlio appena
nato, affetto da un grave cancro al cervello. Nell’ospedale l’uomo si ritrova
immerso in una realtà parallela, un piccolo mondo, una città nella città, in
cui la vita scorre con ritmi diversi. Qui incontra diversi personaggi,
principalmente extracomunitari, con cui non vuole avere nulla a che fare, come
se fossero, come giustifica il titolo, dei corpi estranei. Antonio è ad
affrontare questa convivenza forzata, che trova la massima espressione nell’incontro
con il giovane Jaber, un tunisino emigrato in Italia e che ogni
giorno va a trovare il suo amico malato. Ognuno dei due affronta il dolore in
modo diverso: chi bestemmia, chi prega!
Il tema del razzismo è particolarmente incisivo nell’opera
di Locatelli, tanto che all’inizio pare possa essere il tema centrale di tutta
la pellicola. Il film però vira inaspettatamente verso altri lidi,
concentrandosi più che altro solo ed esclusivamente sul dramma personale del
protagonista, che cerca di barcamenarsi, come meglio può, in questa situazione
fuori dall’ordinario. Tutti gli altri personaggi sono invece figure marginali,
che servono solo a mettere in risalto il dramma umano di questo uomo.
La pellicola, che ha nella recitazione di Filippo Timi e del
neonato i suoi momenti più alti, pecca principalmente nella sceneggiatura, che
a volte sembra non essere all’altezza della storia che si è scelto di
raccontare. Durante la proiezione, si vorrebbe quasi urlare ai personaggi di
comportarsi in maniera “normale”, come farebbe chiunque altro nella situazione
in cui si trova Antonio. Quanto è irreale che la madre del piccolo Pietro non
raggiunga Milano il giorno dell’operazione del figlio? E non è incredibile che
la stessa donna si accontenti di un sms subito dopo la difficile e complicata
operazione da parte del marito, il quale nel frattempo, invece di essere dietro
la porta della sala operatoria in attesa di notizie, decide che è meglio
passeggiare per Milano o addirittura addormentarsi? Purtroppo quello che lascia
la pellicola è l’amaro in bocca, perché I corpi estranei poteva essere davvero
un lavoro autoriale italiano di alto livello: ciò che manca è l’anima, ci sono
solo corpi!
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