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Presentato in concorso al Torino Film Festival 2013nella
sezione Torino 31, C.O.G. di Kyle Patrick Alvarez è
il primo film tratto da uno dei racconti dello scrittore americano David
Sedaris. La pellicola racconta l’esperienza vissuta in campagna dal giovane
David, appena laureatosi all’università di Yale, che, dopo anni passati sui
libri, vuole provare a vivere un’esperienza di vita vera, sporcandosi per la
prima volta le mani. Il giovane uomo, vissuto sempre in una cittadina del
Connecticut, comincia quindi a confrontarsi e a maturare in un ambiente
totalmente diverso a quello a cui è abituato, dove la gente è chiusa nei
confronti dello straniero e dove la religione regna e regola le giornate dei
suoi abitanti. Si racconta quindi il percorso formativo e di crescita del
protagonista, che, dopo questo viaggio cambierà profondamente la sua visione
del mondo.
C.O.G., che ha come protagonista l’attore Jonathan
Groff, cerca di portare sul grande schermo le suggestioni ironiche,
sarcastiche e le situazioni umoristiche che David Sedaris ogni volta regala ai
suoi lettori, riuscendoci però solo in parte. L’opera si ferma troppo in
superficie e non arriva a raccontare fino in fondo il personaggio principale,
l’alter ego dello scrittore, a cui i suoi lettori più accaniti sono ormai
affezionati da anni. Il regista sceglie di raccontare la storia solo dal punto
di vista dello scrittore, raccontando l’esperienza vissuta, ma commette
l’errore di non approfondire troppo i vari personaggi, che ogni volta
accompagnano David in ogni sua singola avventura, relegandoli solo a comparse,
quando invece dovrebbero (ed è così nei romanzi) essere i veri protagonisti del
film. I racconti di Sedaris sono sempre goliardici ed esagerati e in C.O.G.,
purtroppo, non si coglie nulla di tutto ciò. Chi non ha mai letto nulla dello
scrittore rimane spiazzato e anche un po’ confuso, non capendo mai il motivo
per cui David è partito all’improvviso per vivere in modo bucolico, perché non
torna a casa quando le cose stanno andando per il verso sbagliato e perché non
è un fervente credente. Insomma, come dovrebbe essere buona regola del cinema,
a volte è meglio lasciare certe storie sulla pagina scritta e non ostinarsi per
forza a portarle sul grande schermo (magari proprio per sfruttare la popolarità
mondiale dello scrittore). Mediocre!
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