venerdì 14 settembre 2012

PIETA: RECENSIONE


Esci dalla sala e resti lì, senza parole, a cercare qualcosa da dire sul film che hai appena visto. Ecco la sensazione che lascia la nuova pellicola di Kim Ki-Duk, dal titolo Pieta, che ha vinto il Leone d'Oro alla 69esima Mostra Internazionale d’Arte cinematografica di Venezia. Il regista coreano, giunto al suo 18esimo film, così come ci annuncia nei titoli di testa, era atteso al varco dai cinefili di tutto il mondo, dato che le ultime sue prove cinematografiche non erano state all’altezza delle pellicole dell’inizio del Millennio, quelle (soprattutto Primavera, Estate, Autunno, Inverno… E ancora Primavera e Ferro 3) che hanno permesso a Kim Ki-Duk di farsi conoscere da tutto il mondo.

Con Pieta il regista ritorna proprio ai fasti di un tempo, quasi per urlare a tutti quelli che lo hanno criticato negli ultimi anni di essere ritornato, dimostrando, tra l’altro, di essere in splendida forma. Pieta non è un film facile. Pieta è un film dove la violenza regna sovrana. Pieta è il racconto di una società che basa tutto sui soldi, con i protagonisti che si chiedono solo una cosa: “Che cos’è il denaro?”. Pieta è una pellicola dove si ritrova tutto il cinema di Kim Ki-duk in nuce. Pieta è soprattutto un film, che vale la pena di guardare e forse anche di rivedere, per cogliere al meglio tutte le sfumature, le citazioni, i rimandi sparse qua e là dal regista coreano.

Il film racconta la storia di Kang-Do (Lee Jung-Jin), un uomo cinico e disincantato che lavora per uno strozzino. Gang-Do non ha famiglia, né amici e tanto meno scrupoli, soprattutto quando si tratta di reclamare il dovuto presso i debitori. Infatti chi non paga subisce una punizione corporale, in modo tale che lui può riscuotere i soldi dell’assicurazione e far saldare il debito. Un giorno, compare dal nulla una donna misteriosa (Jo Min-Su) che sostiene di essere sua madre. Raccontare altro di Pieta rischierebbe di rovinare la narrazione, dato che tutto è giocato su un ribaltamento della situazione, con un’ultima ora finale degna della suspence del miglior Hitchcock.

Il regista in questo lavoro non ha paura di sporcarsi le mani, anzi ha girato proprio in luoghi dove a regnare è lo squallore, con chiari riferimenti anche al carattere dei suoi personaggi, che non si pongono alcuno scrupolo per raggiungere il loro obiettivo. Emozionante ed intenso, Pieta entra direttamente nell’anima dello spettatore senza nemmeno chiedere il permesso di entrare, soprattutto grazie alla straordinaria interpretazione di Jo Min-Su: da brividi. Un Leone d’Oro, per manifesta superiorità!

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