Dalla favola di Pinocchio, il cinema (d’animazione e non) ha attinto da sempre: da Walt Disney nel 1940, passando per la storica serie televisiva Le avventure di Pinocchio, fino alle rivisitazioni in chiave moderna del capolavoro di Carlo Collodi, che, non guasta ricordarlo, è ogni anno uno dei romanzi più letti al mondo. Non stupisce quindi che uno dei disegnatori italiani più attivi, il regista Enzo D’Alò, decida di dare la sua versione della favola, riportando Pinocchio a muoversi ancora una volta sul grande schermo e di nuovo in versione cartone animato.
All’inizio del film l’avvertenza: liberamente ispirato al Pinocchio di Collodi e, effettivamente, la pellicola presentata alla 69esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione Settimana della Critica, si discosta qua e là dal romanzo, anche se rimane abbastanza fedele e non si prende le libertà che ad esempio Walt Disney decise di prendersi nella sua versione dell’opera collodiana. Enzo D’Alò punta ad una narrazione semplice con personaggi ben scritti e ben delineati, aiutati nella riuscita del film anche dallo stile inconfondibile dell’autore, che tutti ricordano per La Gabbienella e il Gatto.
A rendere ancora più emozionante il film, ci si mette anche il fatto che si tratta di una delle ultime opere a cui ha lavorato Lucio Dalla, recentemente scomparso. Il cantante bolognese ha infatti prestato la voce ad uno dei personaggi del film, oltre ad aver curato interamente la colonna sonora.
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