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Spike Lee racconta nel suo film Miracolo a Sant’Anna la storia dei soldati neri, durante la Seconda Guerra Mondiale. Sì, perché il regista americano, sempre attento al tema razziale, decide di riscattare tutti quei soldati di colore che il cinema europeo ed americano hanno sempre dimenticato, mostrando “salvatori” made in Usa soltanto biondi, alti, muscolosi e con gli occhi azzurri. Ebbene, Spike Lee con Miracolo a Sant’Anna cerca di raccontarci una nuova verità: c’erano anche americani di colore nella più sconvolgente guerra del Novecento.
Tratto dall’omonimo best seller di James McBride, Miracolo a Sant’Anna, racconta la storia di quattro soldati neri americani, appartenenti alla 92ª Divisione “Buffalo Soldiers” dell’esercito statunitense – interamente composta da militari di colore – che rimangono bloccati in un piccolo paese, al di là delle linee nemiche, separati dal resto dell’esercito, dopo che uno di loro ha rischiato la vita per trarre in salvo un bambino italiano. Asserragliati sulle montagne toscane con i tedeschi da un lato ed i superiori americani incapaci di gestire gli eventi dall’altro, i soldati riscoprono una dimenticata umanità tra gli abitanti del paese, insieme ad un gruppo di partigiani e grazie all’innocenza ed al coraggio di un bambino italiano, il cui affetto dona loro un segnale di speranza per riuscire ad andare avanti.
Il regista però non sembra molto preoccupato di spiegare fino in fondo i fatti drammatici accaduti sul suolo italiano in quei giorni. L’unica cosa che sembra importare a Spike Lee è quella di glorificare questi uomini, che, insultati in patria per il colore della loro pelle, diventano dei veri e propri eroi lontano dai confini nazionali. Insomma ciò in cui pecca il film è proprio in questo: non c’è un reale approfondimento dei personaggi. C’è solo il desiderio di utilizzare una storia per raccontare tutt’altro. Nonostante le nobili intenzioni per la causa dei neri d’America, il film non è piaciuto né al pubblico, né alla critica. Un flop al botteghino a stelle e strisce con appena 7 milioni di dollari di incasso e un flop anche nel nostro paese con il milione di euro appena sfiorato. Vedremo se con il passaggio tramite etere (stasera su Rai Tre) il film riuscirà ad interessare il pubblico italico. Fortunatamente dopo questo “errore”, il regista si è subito ripreso con il bellissimo documentario dedicato a Michael Jackson: Bad 25, visto al Festival di Venezia 2012 e già in tv su Sky Uno.
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