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Un coraggioso film italiano. Amaro amore, opera prima di Francesco Henderson Pepe, è proprio questo: un film che affronta tematiche che molto spesso non trovano spazio nel nostro cinema o che sono rilegate solo sullo sfondo e utilizzate per suscitare ilarità nello spettatore. Il film racconta la storia di André e Camille, due fratelli che arrivano a Salina per ricercare la verità sul passato della loro madre. I due però si trovano catapultati in un universo diverso da quello reale, nell'incantato magico mondo ancestrale e selvaggio di Salina, dove il tempo ha altre regole rispetto a quelle a cui sono abituati e dove si ragiona e si vive in un microcosmo con regole immutate nei secoli. Il loro arrivo e la conoscenza con Santino romperà ogni vecchio equilibrio e i tre dovranno affrontare il passato, confrontarsi con il loro presente e aprirsi una strada verso il futuro.
Tralasciando la parte omosessuale del film, che non è certamente il tema predominante di Amaro amore anche se ad un occhio superficiale potrebbe sembrare così, il film racconta una storia di incomunicabilità dove niente è detto, con i personaggi che si muovono inconsapevoli di tutto. È proprio nel non detto che il film trova il suo senso e la sua forza e, nonostante il mondo raccontato dal regista appaia fuori da ogni tempo, possiamo ritrovarci uno dei punti più discussi della filosofia moderna, ovvero l' uomo che non riesce più a parlare, confrontarsi con i suoi simili, tendendo costantemente a isolarsi e a sfuggire dalle proprie emozioni. Del resto non bisogna dimenticare - e ce lo rammenta la voce fuori campo utilizzata ad inizio e fine film - che la storia raccontata è un ricordo ed è anche per questo che le singole scene appaiono come singoli quadri accostati uno all' altro senza una apparente logicità, come sono sempre i ricordi. È un viaggio nella memoria di Camille che ricorda un'estate a Salina e poco importa se i singoli episodi non sono avvenuti uno di seguito all'altro o in periodi diversi: lo spettatore è trascinato dentro il racconto ed è coinvolto nella solitudine dei personaggi, tanto da ricostruire le enormi ellissi temporali della sceneggiatura. Un buon lavoro, presentato anche al Festival di Mosca, dove ha ricevuto applausi e consensi.
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